giovedì 13 settembre 2018

Rassegna stampa 13 settembre 2018


La Nuova

Pestaggio razzista a Sassari Identificato un aggressore. Sarebbe il capo del branco che ha aggredito e picchiato il giovane della Guinea

di Gianni Bazzoni

Vent'anni, sassarese, una sfilza di precedenti penali nonostante la giovanissima età. É lui il primo aggressore, una sorta di piccolo capo, il più violento tra i protagonisti dell'aggressione e del pestaggio nei confronti del 22enne originario della Guinea avvenuto nella tarda serata di lunedì nella zona di Corso Margherita di Savoia.

Il rapporto degli agenti della polizia locale, guidati dal dirigente Gianni Serra, è stato depositato ieri mattina direttamente nelle mani del procuratore capo della Repubblica Gianni Caria che segue l'inchiesta. I reati ipotizzati sono quelli di lesioni personali e violenza per motivi razziali (decisamente più grave, anche per le conseguenze sotto il profilo penale).

L'identificazione del "capo branco" (che sembrerebbe confermata con certezza dopo il primo esame delle immagini delle telecamere del sistema di videosorveglianza, ma anche grazie alle testimonianze acquisite) apre le porte a una azione rapida per dare un volto anche agli altri componenti del gruppo: due hanno partecipato attivamente al pestaggio, mentre altri due avrebbero fatto da spettatori divertiti. Nelle prossime ore potrebbero arrivare le prime decisioni da parte della Procura.

Le indagini, intanto, vanno avanti e hanno permesso di ricostruire le fasi del pestaggio del giovane della Guinea, in Italia da sette anni e titolare di protezione internazionale, residente a Sassari da più di sei anni. Il 22enne - secondo quanto emerso - si trovava in corso Cossiga, nei pressi dell'istituto Magistrale. Era diretto verso piazza d'Italia dove aveva appuntamento con un amico. All'incrocio con Corso Margherita di Savoia, il ragazzo si è fermato al semaforo in attesa del via libera per i pedoni. A quel punto il brutto incontro: dall'altra parte si è mosso un gruppo di cinque persone, pare tre avanti e due dietro. L'aggressione - a quanto pare premeditata - è scattata senza nemmeno una parola.  

Il primo (che poi sarebbe il 20enne individuato dalla polizia municipale e attualmente indagato) avrebbe colpito con una violenta gomitata al fianco il ragazzo straniero. Sorpreso e sofferente per la botta ricevuta, il 22enne avrebbe chiesto il perché di quell'aggressione. Pronta la risposta del capo: «Io sono a casa mia, vai a casa tua. Io a casa mia faccio quello che voglio».Violenza e follia, comportamenti senza senso che si alimentano solo con la forza e l'esaltazione del branco. Altrimenti la storia sarebbe diversa.

Il pestaggio è proseguito in maniera ancora più violenta: un pugno in pieno viso sferrato dalla stessa persona che aveva piazzato la gomitata. Quindi, come nei peggiori film che fanno scuola, ecco che anche il secondo si ritaglia un ruolo: afferra per il collo il giovane straniero e stringe forte, e il terzo completa l'azione mollando un pugno sul viso della vittima impossibilitata a muoversi e a difendersi. Le conseguenze sono gravi: il giovane cade a terra, ha il setto nasale fratturato, respira a fatica per via del colpo sotto le costole.

Prima di andare via il branco osserva divertito, poi calci per completare una azione vigliacca. Bastano le urla di una coppia di anziani per mettere in fuga il branco, mentre da più parti convergono altre persone che fanno scattare l'allarme e quindi i soccorsi per il ferito.

Le indagini sono entrate in una fase cruciale, nelle prossime ore tutti i partecipanti all'aggressione e al pestaggio saranno identificati. Ci sono elementi che fanno ben sperare in tal senso. E l'attività si intreccia anche con quella avviata dalla squadra mobile della questura di Sassari che - nei giorni scorsi - si era occupata dell'aggressione e della rapina nella zona dei giardini di via Tavolara.

Il tema è quello della sicurezza in città, di alcune aree che da troppo tempo sono diventate zona franca e nelle quali – nonostante la centralità - la gente preferisce non passare più per paura. Episodi non denunciati, altri sottovalutati, interventi non adeguati, una tolleranza che ha fatto credere a piccoli gruppi di poter fare ciò che vogliono.

Minacce e rapine anche ai bambini di 12 anni: una mamma ha affisso volantini e denunciato il dramma del figlio che non esce di casa per paura. Sassari non può essere questo, nessuno si deve vergognare, ma tutti si devono indignare. E chi ha la responsabilità agisca subito e ripristini le condizioni di normalità.

«La solidarietà al giovane di colore criticata nel tritacarne di Facebook»
di Giovanni Bua
SASSARI

Accogliere in municipio un ragazzo aggredito senza altro motivo che il
colore della sua pelle? Non è un'azione gradita. Almeno al tribunale
popolare che su facebook emette 24 ore su 24 le sue rabbiose sentenze.
E così il sindaco di Sassari Nicola Sanna, che raccontava sulla sua
bacheca l'incontro a Palazzo Ducale con il giovane rifugiato guineano,
si è trovato travolto da attacchi e insulti.

E accuse, una su tutte,
di aver sfruttato l'eco mediatico dell'assalto razzista, e di non aver
riservato la stessa attenzione alle recenti vittime di episodi
violenti, recenti o lontani, perché «quando le vittime sono sassaresi
contano di meno».«La mia più ferma condanna - replica lui tra lo
stizzito e il preoccupato - è alla violenza in ogni sua espressione.
Così voglio rispondere a chi ha voluto vedere il mio incontro con il
ragazzo aggredito una mossa elettorale.

Tante volte in questi anni ho
incontrato o sono andato a trovare vittime di violenza che vivono
nella nostra città, indipendentemente dalla nazionalità, dalla
religione, dalla professione, dallo status economico e sociale. È
accaduto ad esempio con cittadini italiani, sassaresi vittime della
violenza da parte di tifosi del Cagliari, nel marzo del 2017, è
accaduto in molte altre occasioni che non sono state rese pubbliche.
Ma in questo caso ho ritenuto necessario tanto dialogare col ragazzo
per esprimere la mia vicinanza quanto assumere una netta posizione,
pubblica, di condanna, per ribadire che a Sassari non c'è spazio per
episodi di discriminazione.

E non c'è spazio per nessun episodio
violento, in questo voglio essere categorico». E, con buona pace di
parte del popolo social, continuano gli attestati di solidarietà al
ragazzo aggredito. L'ultimo di Amnesty International Sardegna, che
esprime: «Grande preoccupazione per l'aggressione. Un fatto grave che
si aggiunge ad altri episodi di violenza, fortunatamente limitati,
come l'incendio avvenuto presso l'ex scuola di polizia penitenziaria
di Monastir che sarebbe dovuta essere trasformata in un centro per la
prima accoglienza di migranti a novembre 2016 o le scritte minacciose
nei confronti dei sindaci di Ozieri e Tula per aver aderito al bando
Sprar e per aver permesso di ospitare a Tula un corso per formare
migranti nel marzo 2018. Questi episodi paiono fomentati da un clima
di intolleranza e confusione, ingenerata anche da comunicazioni
avventate e inopportune da parte di rappresentanti politici.
Utilizzare linguaggi inappropriati ed evitare di condannare atti di
violenza come questi non può che fomentare e legittimare certi episodi
di violenza».

Pittalis dà la scossa a Fi: non farò il coordinatore
Il deputato: «Troppi impegni in parlamento», ma da tre mesi gli
azzurri sono senza un coordinatore

SASSARI
Un treno che nessuno vuole guidare. Sarà che dovrebbe essere in corsa,
ma è ancora inchiodato alla stazione di partenza. Ma Forza Italia è
una locomotiva senza carburante. Il coordinatore Ugo Cappellacci si è
dimesso, e ha ribadito più volte di non volere più rimettersi alla
guida del partito in questo momento. Da mesi si parla di Pietro
Pittalis come futuro coordinatore. Ma la nomina di Berlusconi non è
mai arrivata. Il leader azzurro in diverse regioni deve indicare chi
sarà il coordinatore regionale.

Ma l'imprimatur non arriva. E ora
Pittalis fa capire di non essere più disposto a fare il coordinatore.
Il suo gesto non è dettato dalla paura, ma dalla volontà di dare una
scossa agli azzurri. Ufficialmente Pittalis sostiene di avere troppi
impegni a Roma per poter fare anche il coordinatore. «Non sono
disponibile - spiega Pittalis -. In parlamento i miei impegni si
accumulano e richiedono la mia massima attenzione. Sono componente
della giunta delle elezioni e del comitato giurisdizionale della
Camera. Due incarichi che aggiunti a quello di componente della
commissione Giustizia, convocata costantemente, mi impedirebbero di
fare il coordinatore al meglio».

Ma nel gesto di Pietro Pittalis c'è
anche tutta l'esasperazione di un partito rimasto immobile. Il 18
luglio si è dimesso Cappellacci. Da allora il ruolo è rimasto vacante.
Nessuno al volante dell'astronave azzurra con le elezioni Regionali
che si avvicinano a passi da gigante e un alleato, la Lega, che i
sondaggi fanno sempre più ingombrante. Fi dovrebbe avere un
coordinatore forte, che si sieda ai tavoli e lavori per costruire la
coalizione intorno al fortino azzurro. Ma non è così. Non può esserlo.
Se gli accordi romani certificano che il candidato governatore in
Sardegna spetta a Forza Italia, il partito rischia di non avere un
candidato e liste pronte da presentare agli alleati.

Sulla carta
Cappellacci ha ancora il ruolo di coordinatore, anche se
dimissionario, come lui stesso dice, ma difficile pensare che abbia la
forza e l'autonomia per decidere il coordinatore e i candidati. Anche
perché la Lega un suo candidato lo avrebbe pure. È il magistrato Ines
Pisano. Vive a Roma, ma ha radici in Sardegna, è nata a Bosa. E
proprio a Bosa si sarebbe costruita la sua candidatura, anche se
l'investitura arriva dagli ambienti parlamentari romani della Lega. I
rappresentanti sardi del partito e quelli del Psd'Az non sarebbero
neanche stati consultati. Il centrodestra spera di trovare subito un
assetto stabile.

Perché sondaggi e crescente popolarità della Lega al
governo sembrano spingere sempre di più la coalizione verso il governo
dell'isola. (l.roj)

Unione Sarda

Aggressione al giovane guineano, identificato il capo dei violenti
È un ventenne di Sassari con precedenti. La polizia cerca i due complici

Uno degli aggressori, il «più violento del branco» è stato
identificato, anche se per ora nei suoi confronti non sono stati
emessi provvedimenti. Ha 20 anni è sassarese ed è noto alle forze
dell'ordine sempre per episodi di violenza. Il suo nome è contenuto in
un fascicolo con tutti gli elementi raccolti dalla Polizia municipale
di Sassari che ha chiuso la prima parte dell'indagine sul pestaggio
dello studente di 21 anni della Guinea, picchiato lunedì sera a
Sassari di fronte all'ex Istituto Magistrale e ai Giardini Pubblici.

Il comandante della polizia, Gianni Serra, ha consegnato l'informativa
direttamente nelle mani del procuratore capo Gianni Caria, che a sua
volta come consuetudine ha chiesto il massimo riserbo sull'inchiesta.
Ora deciderà quale provvedimento adottare, quasi certamente firmerà la
richiesta di arresto (non c'è più la flagranza di reato) con le accuse
di violenza e lesioni aggravate dai motivi razziali. Il giovane
aggressore che ha precedenti penali è indicato appunto come «il più
violento» e «il principale responsabile dell'aggressione».

È stato identificato grazie ai video delle telecamere posizionate
nella zona e attraverso diverse testimonianze. L'attenzione degli
agenti si è concentrata tra i gruppi di giovani (molti sono minori)
che stazionano nei Giardini pubblici di corso Margherita di Savoia e
in via Tavolara nei pressi del capolinea dei bus e che l'hanno fatta
diventare, specie di sera, una zona violenta e pericolosa. Si lavora
chiaramente per completare l'inchiesta che dovrà contenere anche i
nomi degli altri due responsabili della brutale aggressione. Nel
comunicato viene confermata la versione contenuta nella denuncia del
giovane immigrato.

I tre lo hanno visto mentre camminava da solo
dall'altro lato della strada e hanno attraversato per raggiungerlo.
Gli hanno tirato prima una gomitata poi un pugno e successivamente
calci e ancora pugni. Sono scappati quando una coppia di anziani ha
iniziato a urlare, poi sono arrivate altre persone che hanno aiutato
il giovane studente.

 Lui intanto ha ripreso a frequentare le lezioni
di italiano previste nel progetto di inserimento Sprar curato per il
Comune dal Gus, il Gruppo di umana solidarietà. «Ora la priorità è
supportare il ragazzo aggredito e tutte le persone in accoglienza
mettendo a loro disposizione gli strumenti utili per superare il
momento difficile», hanno scritto ieri gli operatori.
Franco Ferrandu

Centrodestra, timidi contatti per creare una coalizione
L'apertura di Salvini. Zoffili: «Disponibili al dialogo». FI: «Stiamo valutando»

In politica la prudenza non è mai troppa e prima di dire il fatidico
“sì” all'alleanza, Lega e Forza Italia devono ancora valutare alcuni
aspetti.

Disponibilità al dialogo da parte di Eugenio Zoffili, coordinatore
regionale della Carroccio, e di Ugo Cappellacci, coordinatore
dimissionario degli azzurri, ma tutto è da costruire. Zoffili apre
anche a Mauro Pili con Unidos: «Se vorrà partecipare all'eventuale
coalizione valuteremo l'eventualità».

IN COSTRUZIONE Le parole del leader del Carroccio non sono un
contratto, ma è evidente che i partiti del centrodestra hanno un
elemento in più su cui ragionare. «Valuto molto positivamente questa
apertura di Salvini», sottolinea Cappellacci, «peraltro i rapporti con
la Lega e con il mio corrispondente coordinatore regionale sono molto
buoni all'insegna del dialogo e del rispetto reciproci».

L'eventualità del patto con il Carroccio è una notizia positiva,
dunque, visto che «considero la Lega l'alleato naturale di Forza
Italia e devo dire che apprezzo anche molto il lavoro che sta facendo
Matteo Salvini al governo», sottolinea il coordinatore azzurro. Ci
sarà da scegliere il candidato alla presidenza, ma per Cappellacci
questo non è un problema, anzi «la presenza della Lega sarà una
risorsa». Sulla stessa linea il vice coordinatore azzurro, Ivan Piras,
che parla di «apertura di grande positività a beneficio di una
coalizione che poggia la propria esistenza sulla condivisione dei
valori del centrodestra».

«NULLA È SCONTATO» Zoffili, però, ribadisce la sua linea del «nulla è
scontato». I contatti con Cappellacci e con il collega deputato
Salvatore Deidda di Fratelli d'Italia ci sono e «a breve ci
incontreremo per avviare il dialogo e valutare se ci sono i
presupposti per correre insieme come facciamo amministrando in molte
realtà locali».

Domani a Nuoro si riunirà il coordinamento del Carroccio e di sera
sarà in piazza verrà ufficializzata l'adesione del consigliere
comunale Pierluigi Saiu.

I NOMI La scelta del candidato alla presidenza sarà una delle prove
più difficili per la coalizione. Il motto è partire dai programmi, ma
alla fine servirà una figura in grado di ottenere il consenso e
mettere in atto le azioni. «Per ora non c'è assolutamente nessun nome
in corsa», sottolinea Zoffili, «stiamo facendo dei ragionamenti, poi
valuteremo chi sarà la persona più adatta a questo ruolo».
Matteo Sau

Non c'è il coordinatore regionale
Forza Italia senza guida Cappellacci: «Io via» Pittalis si chiama fuori

Tutto da rifare sul fronte del coordinamento regionale di Forza
Italia. «Non sono più disponibile», ha rivelato ieri il deputato
nuorese, Pietro Pittalis, che era sembrato a un passo dalla carica.
Per lui, troppi impegni in Parlamento. «Sono componente della Giunta
delle elezioni e del comitato giurisdizionale della Camera - spiega -
due incarichi che aggiunti a quello di componente della commissione
Giustizia, convocata costantemente, mi impedirebbero di fare il
coordinatore al meglio».

Il ruolo è vacante dal 18 luglio, data delle dimissioni dall'incarico
di Ugo Cappellacci, ora deputato ed ex governatore della Sardegna.
Ieri su Facebook ha confermato l'irrevocabilità della sua scelta. «In
queste ore - ha scritto - in molti mi hanno chiamato per chiedermi se
rispondesse al vero che avessi ritirato le dimissioni e mi hanno
esortato a tenere la direzione del partito nelle mie mani». Tuttavia
«la mia decisione non è suscettibile di ripensamenti o dubbi: vuole
essere un atto di generosità finalizzato a dare al partito una
possibilità di rinnovamento e ricambio».

Il successore designato sembrava rispondere al nome di Pittalis, che
però ha chiarito la sua posizione: «Concepisco il ruolo di
coordinatore come un impegno costante sul territorio, cosa che non si
può fare telefonicamente. Ecco perché non sono disponibile, anche se
continuerò a lavorare sui congressi provinciali e regionali». Il
rifiuto dell'ex capogruppo in Consiglio regionale rimette in gioco le
sorti di un partito in difficoltà, dove in tanti ormai guardano con
interesse alla Lega di Matteo Salvini.

Un partito senza coordinatore a
tre mesi dalla presentazione delle liste in vista delle regionali di
febbraio. Pittalis non sarebbe nemmeno disponibile a essere il
candidato governatore del centrodestra. Anche in questo caso il suo
nome è stato fatto spesso, ma sarebbe intenzione del forzista di
consolidare la sua esperienza a livello nazionale dopo venticinque
anni in Consiglio regionale e due in Giunta come assessore alla
Programmazione.
Roberto Murgia

Solinas: parere ufficiale del ministero. Arru: così si chiudono le
nostre strutture sanitarie. Rete ospedaliera «non coerente»

Il ministero mette il freno alla nuova rete ospedaliera sarda, il
senatore del Psd'Az, Christian Solinas, va all'attacco della Giunta e
l'assessore regionale, Luigi Arru, difende la riforma. In poche ore si
scatena la battaglia sulla nuova geografia degli ospedali. L'esponente
sardista riporta il parere del ministero che giudica la rete «non
coerente» con gli standard imposti dal decreto ministeriale 70. Da
qui, l'accusa alla Giunta di aver tenuto celato il documento
«trasmesso via Pec al direttore generale dell'assessorato il 7
settembre».

Dura la replica di Arru, che dice: «Difendendo il decreto
70 Solinas si schiera per la chiusura degli ospedali sardi».
L'ACCUSA Per il sardista, la colpa della Giunta è aver «tenuto segreto
il contenuto senza riferirlo tempestivamente al Consiglio Regionale».
In questa situazione di stallo, Solinas contesta il fatto che
l'esecutivo abbia «approvato atti aziendali sulla base dei quali i
direttori generali si sono affrettati a trasferire o smontare interi
reparti, creare strutture complesse e dipartimenti, espletare concorsi
e fare nomine da considerarsi arbitrarie, illegittime e lontane dal
buon senso e dalla buona e corretta amministrazione».

LA REPLICA Arru ribatte alle accuse: «Il senatore Solinas cerca di
mischiare le carte, soffermandosi sul fatto che avrei nascosto il
parere del ministero e non sul parere stesso, che di fatto porterebbe
alla chiusura dei nostri ospedali». Sui tempi, l'assessore riferisce
che il documento è stato consegnato avant'ieri e nel frattempo si
prepara a difendere la rete ospedaliera.

«Non abbiamo stravolto il Dm
70, ma utilizzato le prerogative che ci assegna per salvare ospedali
difficilmente raggiungibili». Poi, aggiunge: «Il senatore su questo
non interviene, sposando la linea del ministero e quindi del governo,
che porterebbe alla chiusura dei nostri ospedali. Il tutto alla faccia
dell'autonomia, rivendicata in Sardegna e dimenticata all'ombra della
Lega». (m. s.)

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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