giovedì 27 settembre 2018

Sovranismo e populismo, come nuovi valori costituzionali. Di Daniela Sansone.



Ieri il premier Giuseppe Conte è intervenuto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ed ha approfittato dell’importante consesso che lo ospitava per dare una risposta ai tanti che tacciano, nostro malgrado e negativamente, il governo, da lui presieduto, come “populista e sovranista”. Il Primo Ministro Italiano, ha sottolineato che queste accezioni, in realtà, non vanno considerate negativamente ma sono direttamente collegate ai termini “sovranità” e “popolo” di cui parla la Costituzione al secondo comma dell’articolo 1, disposizione di apertura dei principi fondamentali ed inderogabili della Carta Fondamentale.

A mio parere, si tratta di una interpretazione azzardata e soprattutto forzata, perché cade nel pericoloso tranello di voler dare fondamento costituzionale a due valori di cui si vantano i suoi due vice premier. Valori che si pongono in netto contrasto con il sistema su cui si basa il testo costituzionale e i valori che ci permettono di risiedere nella Comune Casa Europea.

Il Sovranismo è, secondo la definizione che ne dà la enciclopedia Larousse, una “dottrina politica che sostiene la preservazione o la ri-acquisizione della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in contrapposizione alle istanze e alle politiche delle organizzazioni internazionali e sovranazionali”. Dalla lettura di questa definizione, ci accorgiamo che il sovranismo, non ha nulla a che vedere con la “sovranità” di cui parla la nostra Costituzione che invece attiene al “potere pieno e indipendente, come qualità giuridica e potestà politica”.

Il sovranismo è un valore che è stato recepito in toto dalle destre estreme che lo rivendicano ogni qual volta devono allontanare con i loro pericolosi slogan, il paese dall’ambito comunitario ed internazionale. Ad oggi, oramai, sono molti i governi “sovranisti” in seno all’UE: si pensi all’Ungheria del Premier Viktor Orban.

Il “populismo” che secondo il Premier discende direttamente dal popolo e pertanto acquista dignità costituzionale, invece, altro non è, nella definizione fornita dal Vocabolario Treccani, “l’atteggiamento ideologico che, sulla base di princìpi e programmi genericamente ispirati al socialismo, esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi. Con significato più recente, e con riferimento al mondo latino-americano, in particolare all'Argentina del tempo di J. D. Perón, forma di prassi politica, tipica di paesi in via di rapido sviluppo dall'economia agricola a quella industriale, caratterizzata da un rapporto diretto tra un capo carismatico e le masse popolari, con il consenso dei ceti borghesi e capitalistici che possono così più agevolmente controllare e far progredire i processi di industrializzazione”.

Anche qui, siamo molto lontani dal “popolo” di cui parla il costituente e che si identifica nel complesso degli individui cui sono attribuiti i diritti di cittadinanza nello stato. Il Premier ha fatto ricorso a due elementi totalmente differenti, quanto a significato, per dare un fondamento istituzionale al loro potere e ai pilastri su cui si poggia il governo.

Potere che, è bene sottolinearlo, non è esercitato nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione. Perché, se il Capo del Governo ricorda bene, esiste un altro importante e fondamentale articolo della Costituzione: l’articolo 3 che sancisce il Principio di eguaglianza che viene palesemente ed incessantemente violato dal suo Ministro degli Interni, nonché vice premier Matteo Salvini. Un principio, che è direttamente collegato al concetto di “popolo” e che richiamato nel suo inciso inziale “tutti”.

Questo principio, è stato violato, in ordine di tempo, dal Decreto Salvini che il suo Consiglio dei Ministri ha licenziato pochi giorni fa quando nega diritti inviolabili e non negoziabili, come ad esempio, la protezione internazionale, e sarà ancora violato quando la Manovra Finanziaria licenzierà, forse, la Flat Tax, che renderà ancora più evidenti le diseguaglianze economiche e sociali in questo paese.

Quindi, cercare di trovare un fondamento costituzionale, alla mala gestio di questo governo, che nasce solo per dare sfogo ed attuazione alle patologie politiche che rappresentano la sintesi delle due forze di governo, non è una trovata ottimale per chi si è presentato sulla scena come “l’Avvocato degli Italiani”. 

Né, tantomeno, fornisce un buon viatico per chi dovesse valutare il cursus honorum di questo accademico prestato alla politica. Al netto delle interpretazioni che sono state fatte fino ad oggi del secondo comma dell’articolo n. 1 della Costituzione, quella fornita dal Professor Conte appare, fino ad oggi, quella più colorita ma molto lontana dallo spirito dei Costituenti che l’hanno redatta e che, certamente, non avrebbero mai potuto immaginare che l’involuzione politica, avviatasi da diversi anni in questo paese, si sarebbe conclusa in questo modo.

Di Daniela Sansone.


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