giovedì 8 dicembre 2016

Il Punto: Deve finire il tempo delle tifoserie - Vertice Pigliaru-Pd: altri 5 assessori in bilico.


Su fb (ma sopratutto nella vita) ho un sacco di amici indipendentisti, sardisti e autonomisti. (Anche molti dipendentisti a dire la verità). Oggi ho la bacheca invasa di commenti e opinioni sull'abbandono dei Rossomori della coalizione del centro sinistra regionale e quindi alle dimissioni (nell'area da mesi, a dire la verità) dell'ormai ex assessore all'agricoltura Elisabetta Falchi, e delle dichiarazioni del Leader del partito, Giginu (come lo chiamiamo in paese) Muledda.

Io a dirla tutta, e lo dico pubblicamente, non auspicavo queste dimissioni.  Anche se devo muovere diverse critiche all'azione dell'assessorato. Ma le critiche vanno argomentare e sopratutto va indagato il motivo di alcuni cartellini gialli. Tornando agli indipendentisti, duole constatare come, quel lontano congresso sia rimasto lettera morta.

Cosa è rimasto dei tanti sognatori, di Sardegna Possibile e dell'ambizioso progetto, delle battaglie vinte e anche di quelle perse.  Vogliamo pulirci la coscienza attaccando Muledda (oggi ho letto di tutto su di lui) che dopo 40 anni ha ancora lo spirito e il coraggio di non mandarle a dire o vogliamo uscire da questo torpore facendo una seria analisi di coscienza?

Lo ripeterò all'infinito. Oggi è il giorno dell'Immacolata ma non c'é bisogno di vergini in politica. Per fare gol occorre scendere in campo, mettersi le scarpe chiodate e puntare la porta. Il resto è tifoseria.

Di Stefania Piras
La Nuova
Vertice Pigliaru-Pd: altri 5 assessori in bilico. Turnover in giunta, dopo l’addio di Demuro e Falchi i 2 interim al governatore Lunedì ci sarà il faccia a faccia con il resto dei consiglieri della maggioranza.

CAGLIARI Due pezzi sono saltati, altri cinque assessori stanno per essere immolati. Il rimpasto in Giunta non sarà certo la soluzione, il Partito dei sardi lo ha anche scritto, «mancanza di lavoro e mancanza di speranza sono problemi veri», ma resta l’argomento del giorno. Il termometro del centrosinistra è ormai fuori controllo e prima di Natale continuerà a salire. 

Proprio nella mattinata in cui i Rossomori hanno sbattuto la porta in faccia a Pigliaru e rovesciato il tavolo della coalizione, il governatore ha assunto l’interim delle due deleghe rimaste orfane: riforme, era di Gianmario Demuro, e l’agricoltura di Elisabetta Falchi. Per i sostituti ci vorrà ancora del tempo, poco o molto lo si capirà presto. Lunedì prossimo, nel pomeriggio, Pigliaru ha convocato i consiglieri regionali di maggioranza, esclusi è ovvio i Rossomori, ma non le segreterie di partito. Sarà quello il momento del «fuori i secondi», dello scontro del faccia a faccia dopo le divisioni sul referendum, ma anche del confronto – sarà propositivo? – su come salvare una legislatura sempre più pericolante.

Il doppio pallino. Uno è nelle mani di Pigliaru, l’altro se lo contendono il Pd e gli alleati più o meno compatti. Il governatore s’è incontrato col capogruppo dei Democratici, Pietro Cocco, e presto farà lo stesso col coordinatore romano Gianni Dal Moro. Pare che il partito di maggioranza relativa o buona parte delle correnti abbiano in mente un cambio radicale degli assessori, per dare un segnale forte e chiaro: «Ripartiamo con entusiasmo e voglia di rispondere in fretta al malessere della gente». Pigliaru sul colpo di spugna sarebbe più cauto e poi si sa per il presidente nomi e deleghe sono un secondo problema, prima «dobbiamo confrontarci sul programma e soprattutto condividerlo», ha detto mesi fa. Non ha cambiato idea, perché non sarà ammesso nessun’altro cortocircuito. Uno basta e avanza, visto che il «guasto provocato» è ancora tutto da riparare.

La lista. Anche gli altri partiti della coalizione sembrano essere molto cauti sull’azzeramento o quasi della prima giunta Pigliaru. Però il cambio di cinque assessori, più i due andati via, è considerato un discreto punto di partenza. Nel frullatore, a questo punto, potrebbero finire queste deleghe: riforme, agricoltura, lavoro, cultura, industria, trasporti e turismo. Il che vorrebbe dire: oltre ai sicuri successori di Demuro e Falchi, i dimissionari, starebbero per essere messi in discussione anche Donatella Spano, scelta dal presidente e finora considerata un’intoccabile, Virginia Mura del Pd forse destinata a passare a un altro assessorato, Claudia Firino (ex Sel), Maria Grazia Piras (Upc), Massimo Deiana (Pd), con il prossimo governo nazionale che potrebbe agevolare l’uscita e nominarlo all’Autorità portuale, e Francesco Morandi (Cd).

L’elenco di chi potrebbe subentrare è infinito: dal capo di gabinetto Filippo Spanu all’attuale coordinatore di Sel Luca Pizzuto, da Luigi Lotto (Pd) a Paolo Manca, presidente di Federalberghi, da Antonio Solinas e Italo Meloni, entrambi pd, a Luca Saba di Coldiretti. La nuova Giunta non sarà di soli tecnici, quell’esperienza è finita e bocciata, ma formata anche da politici, con qualche consigliere regionale pronto a dimettersi per la causa. Sì, la svolta potrebbe essere proprio questa. Fatte salve le conferme, probabili ma non scontate in caso di azzeramento, degli assessori Paolo Maninchedda (lavori pubblici, Partito dei sardi), Raffaele Paci (bilancio, in quota Pigliaru), Cristiano Erriu (enti locali, Pd) e Luigi Arru (Sanità). Il secondo addio. Anche l’assessore Elisabetta Falchi, come Demuro, ha lasciato la Giunta con una lettera aperta. «Ho risposto – scrive – alla richiesta del mio partito (i Rossomori) e deciso di fare il passo per correttezza e coerenza». Dopo aver ringraziato Pigliaru e ricordato che «in agricoltura molto è stato fatto e molto di più avremmo potuto fare», l’imprenditrice prestata alla politica ammette anche: «Non nascondo stanchezza e un certo isolamento in certi frangenti difficili, così come, per lealtà, non ho nascosto la mia contrarietà verso alcune scelte della Giunta».

Una la ricordano ancora: il suo no alla nomina di Francesco Zavattaro, proposto da Arru, a direttore generale dell’Asl Unica. Pare poi che, in altre occasioni, si sia lamentata con garbo di essere stata lasciata troppo sola davanti agli attacchi continui delle associazioni degli agricoltori. Però va detto con il presidente Pigliaru andava d’accordo, ma i Rossomori sono stati irremovibili e lei ha risposto: «Obbedisco».

di Umberto Aime


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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