venerdì 16 dicembre 2016

Rassegna stampa 16 Dicembre 2016. Roma, arrestato per corruzione Raffaele Marra, braccio destro della sindaca Virginia Raggi. - Sono due avvocatesse a ricorrere in tribunale per garantire la parità di genere - Uras, ex Sel, spiega perché ha votato a favore del governo Gentiloni - Renzi ha fretta, il Pd un po’ meno - Pigliaru, nessuna tregua - Frattura nel gruppo Forza Italia I Comuni si spopolano: l'analisi e i rimedi

Roma, arrestato per corruzione Raffaele Marra, fedelissimo della sindaca Virginia Raggi. 

ROMA - I carabinieri del Ros hanno arrestato con l'accusa dicorruzione Raffaele Marra, il fedelissimo della sindaca VirginiaRaggi. Secondo le indagini, è accusato di aver intascato una tangentequando lavorava all'Enasarco. Un'inchiesta de L'Espresso avevascoperto come, Marra e sua moglie fossero riusciti a comprare
a prezzi stracciati e sconti record case da privati e da enti come,
appunto, la Fondazione Enasarco.


La Nuova 


Dai banchi del Cd la mancata vicepresidente dell’aula respinge tutte le proposteSono due avvocatesse a ricorrere in tribunale per garantire la parità di genereBusia: no ai risarcimenti Sel: legge elettorale folle 

CAGLIARI La crisi del centrosinistra va avanti e qualcuno comincia aparlare, seppure ancora sottovoce, di elezioni anticipate. In un modoo nell’altro, anche se nessuno sa come, il ritorno alle urne con dueanni d’anticipo sarà scongiurato. Però senza «tirare a campare», è lacertezza di chi lavora per la soluzione sempre dietro le quinte,perché la verifica vera e propria non è ancora cominciata. Potrebbeperò scattare subito dopo Natale con i primi incontri bilaterali frail presidente Francesco Pigliaru e i partiti della coalizione.Intanto, in attesa che il Centro democratico decida se rimanere ancorain maggioranza, c’è da ricucire lo strappo dopo le ultime nomine inConsiglio regionale. Le offerte di riconciliazione sono state tante,ma la bocciata – Anna Maria Busia del Cd – le ha rispedite subito almittente. Mentre Sel ha annunciato d’aver impugnato la leggeelettorale regionale: non ha garantito la parità di genere. No grazie. Con una lettera aperta la consigliera regionale del Cd ha rifiutatoqualunque proposta di risarcimento per la mancata elezione allavicepresidenza del Consiglio. «Occupare le poltrone – scrive AnnaMaria Busia – è un tema che mi ha sempre appassionato poco e ancheoggi non suscita il mio interesse». Fatta la premessa, ecco lasostanza: «Avevo offerto la mia disponibilità a ricoprire la carica divicepresidente, perché la presenza di una donna doveva rappresentareun’apertura importante per la politica sarda. Ma ora – aggiunge –quella disponibilità non c'è più: è ritirata per sempre e lascio chesiano altri a continuare a discutere della spartizione del potere».
 La conclusione di Anna Maria Busia è perentoria: «Sarà l'elettorato agiudicare il mancato rispetto dell’ accordo che oggi impedisce a unadonna di essere eletta alle più alte cariche del Consiglio. Dobbiamodenunciarlo: è un altro fallimento della parità di genere». Decida ilgiudice. Sono due avvocatesse Margherita Zurru e Irene Mascia, inperfetta parità di genere con i colleghi Sergio Mascia e AlessioAlias, ad aver preparato il ricorso in Tribunale di Sel contro lalegge elettorale regionale del 2013. È quella che ha portato in aulasono quattro donne su sessanta consiglieri. «Andava impugnata subito –ha detto l’assessora comunale Francesca Ghirra – oggi sappiamo tuttiche è incostituzionale. Abbiamo dato alla politica fin troppo tempoper cambiarla, ma non c’è riuscita mentre nel frattempo ha commessoun’altra valanga di errori contro la parità di genere». Il ricorso èuna provocazione, ma «vogliamo – ha sottolineato l’assessora regionaleClaudia Firino – che un giudice si pronunci. Se non sarà quelloordinario, siamo sicuri che lo decideranno i magistrati della Cortecostituzionale.
 Anche se ci dispiace che i diritti debbano esseredifesi con i ricorsi e gli obblighi». Messo alle strette anche dal«Movimento meglio in due», il Consiglio però potrebbe farcela da solo.Il presidente della prima commissione, Francesco Agus, ha annunciatoche «la leggina per correggere un’assurdità potrebbe essere votataall’unanimità all’inizio dell’anno». Nel 2017 forse non ci saranno leelezioni anticipate regionali, ma almeno un torto sarà cancellato». (ua) 


Il senatore Uras, ex Sel, spiega perché ha votato a favore del governo Gentiloni«Il mio sì anche per la Sardegna» 

CAGLIARI La sua prima risposta è forte come lo è da sempre il suoinconfondibile timbro da baritono. In questi anni, con quel vocione euna presenza massiccia, Luciano Uras ha fatto saltare sulla sedia gliamici di sinistra e anche la destra. «Sia chiaro: non mi sento untraditore della causa», dice il senatore, ex Sel, eletto in Sardegna,il giorno dopo aver votato la fiducia al governo Gentiloni dicentrosinistra però mischiato col centrodestra. «Semmai a tradire –continua di getto - è stato chi ha sciolto il mio partito, Sel, senzaneanche un congresso».

 Il suo soccorso rosso a Palazzo Madama è statoun colpo a sorpresa. «Ripeto, non ho tradito nessuno, neanche l’ultimodei compagni – dice – Dopo tanti anni di opposizione, anchenell’ultimo referendum costituzionale, ho votato a favore per senso diresponsabilità». Almeno s’è turato il naso. «No, è stata una sceltaragionata e i compagni lo sapevamo da giorni. Ho condiviso ladecisione con tutti e chi mi conosce non è rimasto stupito». Parli achi non la conosce. «Ho accolto l’appello del presidente dellaRepubblica, eletto anche da me.
 È stato Mattarella a chiedere alParlamento di mettere in sicurezza la democrazia, scegliere in frettauna buona legge elettorale e ritornare al voto popolare». Però così habenedetto anche Alfano e soci. «Al referendum ho votato No. Quindi davincitore sono salito sul carro degli sconfitti. Gli altri fanno ilcontrario». S’è immolato per la causa. «Ho dato valore al mio voto,non mi sono isolato come farà chi da Sel passerà a Sinistra Italiana.Soprattutto ho riaperto il dialogo a sinistra. Voglio far rinascerel’alleanza vincente del 2013, anche se dopo purtroppo ha sbandato conl’avvento del Giglio di Firenze. Lo ricordo a tutti, anche se nonsarebbe necessario: io Renzi l’ho combattuto sempre». Potevacontinuare a farlo. «No. Coil compagno Stefàno, anche lui ha votatosì, abbiamo evitato che Gentiloni subisse il ricatto della destra diVerdini». Una diga rossa. «Sì e voglio fermare anche il populismo e lespinte xenofobe che speculano sul dolore degli operai e deidisoccupati».
 Cos’ha ottenuto in cambio? «Non certo una poltrona,bensì l’impegno che, a tempo pieno, il governo si occuperà del Sud,dei problemi della gente e della Sardegna». Sono altre promesse.«Molto di più: stavolta ci saranno fatti concreti. Sarà avviata laprocedura con l’Europa per riconoscere alla Sardegna lo statod’insularità, questo Renzi non l’ha fatto e invece era ed èfondamentale. Poi ratificheremo la direttiva europea che tutela lelingue minoritarie e neanche questo era nell’agenda dell’ex governo».Nient’altro? «Palazzo Chigi avrà grande attenzione per i trasporti, ilSulcis e le vertenze industriali».
 Confessi, passerà al Pd. «Lo nego.Insieme a molti altri, vogliamo far rinascere in Italia l’alleanzache, alle regionali del 2014, ha sconfitto la destra e quest’anno, aCagliari, ha confermato al primo turno il sindaco Massimo Zedda». Peròalla Regione il centrosinistra è in crisi. «L’ultimatum lo abbiamorilanciato in questi giorni: basta tirare a campare. Questa esperienzadi governo non ha dato i frutti che doveva dare. Abbiamo ripostosperanze enormi sul presidente e sulla sua giunta di professori, tutticompetenti, ma qualcosa è andato storto. Basta, chiudiamo subito ilrimpasto, senza trucchi, e poi diamo risposte concrete ai sardi». Staper fondare un partito. «Da mesi, con i compagni, lavoriamo percostruire un gruppo progressista. Ci riusciremo». Sicuro, niente Pd?«Vedrete, saremo proprio noi dall’esterno a farlo ridiventare unpartito di sinistra». (ua) 


Domenica l’assemblea in cui annuncerà il congresso. Obiettivo votare a giugnoRenzi ha fretta, il Pd un po’ meno


ROMA Matteo Renzi avrebbe deciso: domenica all’assemblea del Pd,ribattezzata «Ripartiamo dall’Italia», dovrebbe chiedere il congressodel partito con un percorso che potrebbe concludersi il 5 marzo con leprimarie in vista di elezioni anticipate a giugno. «Abbiamo subito unasconfitta dura e io mi sono dimesso da premier, discuteremo in modotrasparente e chiaro», annuncia l’ex capo del governo, ritornandosulla scena via social e proponendo un sondaggio su meriti ed erroridel governo e chiedendo che cosa cambierebbero «dalla scuola allavoro, dal sociale ai diritti», spiegando di volersi mettere inascolto anche sugli sbagli negli ultimi tre anni.
 La decisione diproporre il congresso, se sarà confermata domenica, alzerà ancora dipiù il livello di tensione dentro il partito: i bersaniani da giornihanno fatto sapere che o Renzi si dimette da segretario o il congressoanticipato, che dopo il referendum la minoranza ritiene prematuroprima di una discussione politica, non si può fare. Ma i dubbiserpeggiano anche dentro la maggioranza del Pd, al netto dei falchirenziani che spingono per un percorso a tappe forzate per andarequanto prima alle urne con Renzi premier. Andrea Orlando, leader deiGiovani Turchi e possibile candidato al congresso, è uscito alloscoperto: «Sono convinto che, dopo il referendum, dobbiamo utilizzarele energie che abbiamo per ascoltare e parlare al Paese prima ancoradi dare il via a una campagna che rischia di essere un po’ una disfidapre-elettorale».
 Il consiglio che in questi giorni è arrivato da piùparti all’ex premier è stato di far calmare le acque per un mesetto efar sedimentare la sconfitta al referendum prima di spingere sulcongresso. Anche perché, spiegano più fonti, per evitare le cartebollate dentro i dem Renzi, a norma di Statuto, dovrebbe presentarsidimissionario all’assemblea e chiedere ai delegati, dei quali circal’80 per cento è di maggioranza, di votare perché resti segretariofino al congresso. Per questo da giorni dirigenti e sherpa sono allavoro per assicurare la presenza ed il numero legale che consenta divotare con il 50 per cento più 1 la deroga allo Statuto. E i numeri,stando ai calcoli dei renziani, ci sono. Se congresso sarà, ilproblema sarà soprattutto per la sinistra quello di riuscire a mettered’accordo correnti e capi-bastone e individuare un candidato unico. Almomento i possibili candidati, oltre al governatore toscano EnricoRossi già ufficiale, sono Roberto Speranza, il governatore puglieseMichele Emiliano mentre Gianni Cuperlo vedrebbe bene in eventualiprimarie di coalizione per scegliere il premier Giuliano Pisapia,pronto a unire la sinistra oltre il Pd. 


UNIONE SARDA 

Pigliaru, nessuna treguaAppello da Uras e Agus: «Il presidente prenda in mano la coalizione»Dopo l'addio dei Rossomori nuove bordate di Sel 

«Ritiro la mia disponibilità a ricoprire l'incarico di vicepresidentedel Consiglio regionale». Con queste parole l'esponente del Centrodemocratico, Anna Maria Busia, rinnova la tempesta sulle votazioni dimartedì scorso in Aula. Parole che mantengono alta la tensioneall'interno della coalizione. Il clima è caldo, tanto che il senatoredi Sel Luciano Uras, parlando della necessità di promuovere la doppiapreferenza di genere, si lascia sfuggire un presagio: «È urgentemodificare la legge elettorale regionale, perché non sappiamo quandosi voterà». LA ROTTURA Dopo l'annuncio del passo indietro da parte delvicepresidente eletto, Eugenio Lai (Sel), la consigliera chiude laporta. «Le questioni che attengono all'occupazione delle poltrone mihanno sempre appassionato poco», dice Busia, «lascio che siano glialtri a discuterne la spartizione». E così fallisce il tentativo diricompattare la coalizione dopo l'abbandono dei Rossomori e il(probabile) addio del Centro democratico. «Avevo offerto la miadisponibilità perché la presenza di una donna mi sembrava un segnaleimportante», aggiunge la consigliera: «Sarà l'elettorato a giudicareil mancato rispetto dell'accordo che rappresenta un altro fallimentodella parità di genere». IL PUNGOLO A mettere il sale sulla ferita c'è l'atto di citazione,promosso da Sel, per far dichiarare illegittima la legge elettoraleregionale. Gli avvocati Irene Madeddu, Margherita Zurru, Alessio Alìase Sergio Mascia hanno curato l'atto in cui si riportano i presuntivizi di incostituzionalità, proprio in materia di rappresentanza digenere. A firmare sono tutti esponenti politici di Sel: FrancescaGhirra, Luciano Uras, Francesco Agus e Ignazio Tolu.La legge elettorale regionale, che ha portato nell'assemblea quattrodonne su sessanta consiglieri, di fatto vìola lo Statuto sardo, laCostituzione e la carta dei diritti fondamentali dell'Ue. L'assessoraregionale della Cultura, Claudia Firino, definisce il provvedimento«propedeutico per arrivare a una coscienza sociale che garantisca laparità di genere senza imposizioni». QUESTIONE POLITICA Rimettere mano alla legge elettorale e inserire ladoppia preferenza di genere è certo una priorità. Ma dietro le cartebollate si nasconde un significato politico che evidenzia un malessereper come vanno le cose in maggioranza. Dopo non aver messo limiti allaprovvidenza sulla durata della legislatura, Uras chiama in causa ilpresidente Pigliaru: «Lui è il capo della coalizione, deve convocarlae imporre di cambiare la legge. Questo è un tema di volontà politica».Intanto una sottocommissione del Consiglio regionale sta lavorandoalla sintesi di alcuni testi che «potrebbero arrivare in Consiglioregionale», sottolinea il consigliere Francesco Agus.LE SPINE Ma i passaggi politici hanno bisogno del leader dellacoalizione, ossia il presidente Pigliaru. «È normale che discussionidi questo tipo necessitino della sua presenza», prosegue Agus,«l'ultimo incontro con il governatore risale a quattro mesi fa».All'orizzonte c'è la discussione sulla Finanziaria, e per l'esponentedi Sel «senza il presidente è difficile il confronto politico». Unamancanza evidenziata anche da Uras: «Pigliaru non ha mai convocato iparlamentari per un incontro ufficiale». Segnali di fumo che siaddensano sulla coalizione in un momento difficile, con un rimpasto inbilico e un rilancio da pianificare.Matteo Sau 


Frattura nel gruppo Forza Italia,il caso Locci lascia strascichi 

Non si spegne il dibattito dentro il gruppo di ForzaItalia in Consiglio regionale, dopo l'elezione di Ignazio Locci allavicepresidenza dell'assemblea nonostante l'indicazione del gruppo perMarco Tedde. Un “incidente” che potrebbe costituire un precedenteimportante e «inaugurare una stagione in cui tutti possono fare tuttoe il contrario di tutto», ha detto il capogruppo Pietro Pittalis.Tanto più che Locci è stato sostenuto dal coordinatore regionale UgoCappellacci, che «avrebbe dovuto cercare l'unità e non la divisione».Ieri, alle critiche di Pittalis, Alessandra Zedda e Oscar Cherchi, siè aggiunta quella di Giuseppe Fasolino: «In un momento di forte crisidel centrosinistra, quella di due giorni fa non è stata una mossaintelligente. Abbiamo assistito a qualcosa che è figlio di un modo difare politica che non ci piace». Deluso anche Edoardo Tocco: «Ero convinto che nel gruppo ci fosse piùunità, ciò che è successo in Aula mi ha smentito». Alberto Randazzo haconfermato la sua «stima per Ignazio Locci, ma il gruppo avevaindicato un altro e io mi attengo sempre alle disposizioni delgruppo». Intanto Stefano Tunis (che come Cappellacci ha scelto di darela sua preferenza a Locci) ha postato un video su Facebook nel qualepuntualizza che «l'elezione di Ignazio Locci è una buona notizia, èuna persona che risponde ai tanti che abbiamo incontrato durante lacampagna referendaria e che ci hanno chiesto proposte innovative». (ro. mu.) 

I Comuni si spopolano: l'analisi e i rimedi 

Lo spopolamento dei paesi dell'Isola, visto in tutti i suoi aspetti ele sue molteplici cause: dall'economia locale e la cultura. Si parleràdi questo tema domani a Cagliari, alla presentazione - promossa dallaFondazione di Sardegna - della ricerca scientifica curata dalcollettivo Sardarch sul fenomeno del crollo demografico nei piccoliComuni. Un lavoro realizzato con i contributi di architetti, storici,sociologi e antropologi, che esplora alcune ipotesi di reazione alfenomeno e offre un'istantanea della Sardegna contemporanea. Il tuttoa partire dall'analisi di 31 Comuni con meno di mille abitanti, chesecondo le previsioni sugli andamenti della popolazione dovrebberoscomparire entro 60 anni. La giornata di studio si terrà nella sede cagliaritana dellaFondazione di Sardegna, in via San Salvatore da Horta 2, e siprotrarrà dalle 10 alle 19, con una serie di tavole rotonde destinatead approfondire tutte le sfaccettature del problema. Apriranno ilavori le introduzioni di Francesco Cocco, Nicolò Fenu e Matteo LecisCocco-Ortu, che compongono il collettivo di architetti Sardarch.Seguiranno le riflessioni su migrazioni ed economia e alcuni punti divista sullo spopolamento; nel pomeriggio le tavole rotonde su culturae arte. Alle 18 l'ultima tavola rotonda, in cui il governatoreFrancesco Pigliaru e il presidente della Fondazione, Antonello Cabras,dialogheranno con i sindaci dei Comuni oggetto della ricerca. 

Cgil: manovra inadeguataPaci: «A disposizione 50 milioni in più» 

Nonostante i tempi siano ancora prematuri, per il segretario dellaCgil, Michele Carrus, la Finanziaria regionale «non lascia intravederela ripresa sulla quale si era fatto affidamento grazie alle maggiorientrate». Un giudizio che arriva dopo l'incontro tra i sindacati el'assessore del Bilancio, Raffaele Paci. Ombre ma anche segnalipositivi come la volontà di «intervenire sulle politiche del lavoro,anche perché sosteniamo da tempo che vadano rafforzate e revisionate,visti i risultati insufficienti».La manovra di bilancio arriva in un contesto difficile con «tantilavoratori e tante famiglie che hanno necessità di un sostegno alreddito», spiega Carrus che chiede alla Regione di destinare «risorseche siamo rapidamente spendibili». L'assessore Paci ha incontratoanche l'Anci e il Cal per spiegare a grandi linee una manovra che,rispetto all'anno scorso, potrà contare su 50 milioni di euro in più.L'esponente della Giunta ha assicurato che non ci sarà nessun aumentodelle tasse e che «la Giunta continua a portare avanti la battagliacon lo Stato per la riduzione degli accantonamenti». (m. s.) 

Siddi: non lo approverò maiNel piano Rai la Sardegna finisce sotto il Piemonte 

ROMA Nel piano di riorganizzazione delle news Rai l'informazionelocale sarebbe articolata in cinque macroregioni, con la Sardegna inquella del Nord-Ovest: le decisioni principali per l'Isola verrebberodi fatto prese a Torino, anche se rimarrebbe l'attuale redazioneregionale. È emerso nell'ultima seduta del cda dell'azienda, in cui èstata resa nota (ma non ancora esaminata) la proposta della direzioneeditoriale. Oltre a Piemonte e Sardegna, la macroregione comprendeLiguria e Valle d'Aosta. In quella del Nord-Est finirebbero Lombardia,Veneto, Trentino e Friuli; nel Centro-Nord l'Emilia, la Toscana,l'Umbria e le Marche; nel Centro-Sud, il Lazio e poi Abruzzo, Molise ePuglia; il Sud con Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia. Ognimacroarea avrebbe un dirigente responsabile (quello del Nord-Ovest aTorino), la direzione generale della Tgr resterebbe a Roma. È previstaanche la sede del Tg2 a Milano. Il primo no deciso al piano arriva dal consigliere d'amministrazionesardo, Franco Siddi: «Si rispolverano gli Stati pre-risorgimentali -ironizza - fuori da qualsiasi logica culturale e industriale. Va benecercare l'efficienza, ma questa idea è priva di senso: e non perragioni di campanile. Sono convinto che il cda non l'approverà: disicuro non ci sarà il mio voto favorevole». 


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Federico Marinimarini.federico70@gmail.com
skype: federico1970ca

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