giovedì 22 dicembre 2016

Rassegna stampa 22 Dicembre 2016



LA NUOVA

PER LA GIUNTA
Le correnti del Pd in fermento prima del rimpasto


CAGLIARI Il Pd comincia a tirare le fila in vista della volata (ancora
molto lenta) verso il rimpasto di Giunta. La corrente dell’ex
minoranza (renziani, ex Diesse e popolari) s’è riunita nei giorni
scorsi e potrebbe presto presentarsi al tavolo della trattativa con
una proposta. Dovrebbe essere questa: la conferma del posto in Giunta
per gli ex Ds e l’ingresso – sarebbe la vera novità – dei renziani. Ma
a quel punto il partito di maggioranza relativa – stando all’attuale
mappa – avrebbe non più quattro delega ma cinque.

Perché i popolari-riformisti – oggi convocati a Santa Cristina – stanno per chiedere la conferma di quanto hanno dall’inizio della legislatura:
due assessorati. Ai quattro appena elencati, tre vecchi più il nuovo
destinato ai renziani, va aggiunto quello che spetta (e ha già) al
gruppo capeggiato da Renato Soru. Dunque, il Pd – stando a questi
conti – avrebbe bisogno di un posto in più per far quadrare i conti.
La recente uscita dalla maggioranza  dei Rossomori (avevano una delega) potrebbe aver liberato proprio la quinta casella. Però bisognerà
vedere se gli alleati saranno d’accordo ad assegnare il posto oggi
vacante proprio al Pd.

Unione Sarda

Oggi a Santa Cristina incontro della corrente in vista del congresso
Pd, basta lotte intestine Popolari-riformisti alla ricerca dell'unità perduta

Questione di metodo. Il Partito democratico prova a fare quadrato e
prepararsi a superare il trauma del risultato del referendum. Oggi la
corrente popolare-riformista (quella che fa riferimento a Cabras e
Fadda) si incontrerà a Santa Cristina. Una giornata di lavoro con un
obiettivo solenne: evitare le lotte intestine nel partito. Ma il
partito aspetta anche un segnale dal garante, Gianni Dal Moro, per
capire come affrontare il percorso per arrivare al congresso, fissato
per il 26 febbraio.

GLI APPUNTAMENTI Con la crisi della Regione aperta, la prima emergenza

è chiuderla il prima possibile. All'orizzonte c'è il congresso che
dovrà consegnare al Pd sardo una vera segreteria che manca ormai da
otto mesi. Diventa sempre più concreta l'ipotesi di trovare una
candidatura unitaria, per andare al congresso senza prove di forza
che, in questo momento, sarebbero controproducenti. «Il congresso
rappresenta l'occasione per rinnovare il gruppo dirigente e per
riprendere il dialogo con gli iscritti e con la gente. Per questo
sarebbe meglio un congresso unitario», sottolinea il portavoce dei
popolari-riformisti, Giacomo Spissu.

RIMPASTO Anche sul rimpasto in Giunta, la girandola dei nomi h subìto
una brusca frenata. Nessuno vuole forzare la mano, anche perché tra i
dem non è passato inosservato il calo dell'indice di gradimento del
partito, visto il risultato del referendum. Quindi anche sul rimpasto
si cercherà di mettere in secondo piano i nomi per provare a fissare i
temi e di conseguenza individuare le persone che meglio possono
portarli avanti.

IL GARANTE Nelle ultime settimane, la presenza di Dal Moro in Sardegna è decisamente più ridotta. Ma comunque sarà lui, dopo essersi confrontato con Matteo Renzi, a dare il via libera o meno al
congresso. Con l'eventualità di elezioni politiche in primavera, così
come hanno anche chiesto i dirigenti provinciali e regionali al
segretario nell'incontro di ieri, è probabile che da Roma arrivi il
veto perché c'è un'altra campagna elettorale sulla quale concentrarsi.
IL CONGRESSO E sulla data del 26 febbraio ci sono pareri diversi anche
tra gli esponenti democratici sardi. Per qualcuno il 26 febbraio è
troppo vicino per mettere in piedi l'intera macchina organizzativa,
mentre altri forzano perché rinviare significherebbe rimanere ancora
in una fase di stallo. Oggi non verranno sciolti tutti i nodi, ma
sicuramente verranno fissati alcuni paletti per evitare che il Pd
navighi ancora a vista.
Matteo Sau

PIAZZA SAN BENEDETTO. Chiude lo storico bar pasticceria: Gigi Riva tra i clienti assidui Marabotto, l'ultimo caffè
«Impossibile lavorare con la rotonda e il divieto di fermata»

Non era soltanto un bar. Era diventato un toponimo. Ci troviamo in
piazza San Benedetto . Cioè? Al Marabotto . Ok, perfetto. Era un
toponimo, non lo è più. Perché, da due giorni, le serrande del locale,
aperto oltre sessant'anni fa sono tristemente sprangate. Una decisione
dura, sofferta da parte del gestore, Stefano Balata, che in quel
caffè-pasticceria ha investito, negli ultimi 14 anni, tempo e
passione. «Ma, visto che la situazione è irreversibile, non è
possibile fare altro», sospira. La “situazione irreversibile” è la
nuova viabilità. «La rotonda è lì e resterà lì per i prossimi duecento
anni, il codice della strada impone il divieto di fermata in questi
incroci. Non ci sono, dunque, alternative».

LA GESTIONE Quando, nel 2003, ci fu il cambio di gestione, il locale
lavorava quasi in regime di monopolio: erano pochissimi i bar aperti
per la colazione post discoteca. La movida, allora, era vivacissima:
quasi metà del fatturato veniva fatta nelle notti del fine settimana.
Poi, è arrivata la crisi delle discoteche e l'apertura di nuovi
locali. Ma, tutto sommato, il Marabotto reggeva bene. Anche perché il
titolare aveva diversificato l'offerta: nella sua pasticceria erano
nati i “macarons” (doppi dischetti di mandorle, albume e zucchero)
made in Sardegna. «Grazie a un bravissimo pasticciere che ora, a 60
anni, si ritrova senza lavoro».

I PROBLEMI E poi c'era la clientela diurna, gli eredi di quegli oreris
(termine che può essere tradotto con l'espressione “simpatici
perdigiorno”) che storicamente frequentavano il bar. A tagliare le
gambe la nuova rotonda. «In pratica, è diventato lo svincolo di una
superstrada». E il codice della strada impedisce la fermata in questi
incroci. «Da subito abbiamo manifestato le nostre preoccupazioni alle
autorità. Abbiamo avuto tante promesse ma, alla fine, non è accaduto
niente». E, sfortuna nella sfortuna, quella stazione della Polizia
municipale proprio di fronte al bar. «Un amico ha smesso di venire
dopo aver collezionato cinque multe da 54 euro ciascuna». Nessuna
fermata per un caffè veloce. «Ma, intanto, ogni volta che solleviamo
la serranda, comincia a girare una sorta di tassametro».

LA STORIA Aperto nel 1953, il Marabotto era diventato, in breve tempo,
il punto di riferimento di tanti giovani cagliaritani. Un luogo tanto
amato da diventare la culla di tante storie (era, anche di recente,
una tappa obbligata per i tifosi del Cagliari, certi di poter
incontrare Gigi Riva seduto a un tavolino). E anche di tante leggende
metropolitante. Come quella secondo la quale gli oreris benestanti
andavano ad “abbordare” tzeracchettas e le ammaliassero portandole nel bar più bello della città. «Solo una leggenda», nega Andrea Coco, lo
“storico” del Marabotto, «dal momento che noi frequentatori eravamo
quasi esclusivamente maschi». Una leggenda, insieme alle altre, ormai
fanno parte di un passato che sta sparendo.
Marcello Cocco


Il giornalista-Andrea Coco

Un luogo talmente importante da meritare anche un libro, “Quelli di
Marabotto”. «Ho deciso di usare il “di” anziché il “del” perché volevo
dire che facevamo parte, quasi, di una tribù». Andrea Coco,
giornalista Rai in pensione, ha raccolto le storie legate allo storico
bar di piazza San Benedetto. «Qualcuno», ricorda, «recentemente ha
sostenuto che, allora, quello fosse un ritrovo della destra
cagliaritana. Falso: tra di noi, c'erano anche persone che avrebbero,
poi, fatto strada nel Pci o nel Psdi. La verità è più semplice:
eravamo giovani che volevano divertirsi». ( mar. co. )


Nessun commento:

Posta un commento