giovedì 15 dicembre 2016

Rassegna stampa 15 Dicembre 2016

Unione Sarda

Pd e soci, tensioni dopo lo strappo
E intanto i democratici accelerano sul rimpasto: una delegazione
tratterà con il governatore
Gelo coi centristi ma Lai (Sel) potrebbe cedere il posto a Busia

La maggioranza del centrosinistra costretta a camminare sui cocci di
vetro dopo i veleni sull'elezione del vicepresidente.
In attesa delle decisioni del Centro democratico sull'abbandono o meno
della coalizione, arriva la risposta di Eugenio Lai (Sel),
vicepresidente eletto e al centro della polemica. La ricostruzione di
Lai è una risposta alle accuse di Capelli: «Ritengo inutile e dannoso
circoscrivere il ragionamento sulle poltrone. Ho annunciato sin
dall'inizio la piena disponibilità nel fare un passo indietro». Un
segnale di distensione ma anche un chiarimento sul percorso che poi ha
portato il consigliere di Sel alla vice presidenza.
GLI ESAMI Ma per la coalizione è già l'ora di altri esami.

Le trattative sul rimpasto sono in corso e il Pd ha deciso che sarà una
delegazione rappresentativa delle correnti a incontrare Pigliaru. Il
secondo passaggio è riuscire a trovare l'unità di intenti sulla
Finanziaria. La novità di quest'anno è che l'assessore del Bilancio,
Raffaele Paci, ha convocato i consiglieri per condividere
l'impostazione prima che la manovra sia approvata in Giunta.
I NUMERI Il centrosinistra anche nella peggiore delle ipotesi non ha
problemi di maggioranza in Consiglio regionale. Certo è che se il
Centro democratico dovesse lasciare la coalizione verrebbe meno anche
la presenza in Giunta dell'assessore del Turismo, Francesco Morandi,
così come è successo per Elisabetta Falchi con i Rossomori.

Per ora nulla è deciso, come precisa il segretario regionale Nicola
Selloni: «Riuniremo il partito per analizzare la situazione e
affrontare i problemi prima di prendere qualsiasi decisione». Ma i
segnali sono quelli di un malessere che esplode ogni volta che ci sono
degli impegni importanti o quando la maggioranza è chiamata a decidere
sui ruoli. Non solo, per molti la mancata elezione di Anna Maria Busia
alla vicepresidenza ha rappresentato il fallimento della parità di genere.

DELEGAZIONE Pressa sul cambio di passo dell'esecutivo anche il Partito
democratico che, ancora in mancanza di una segreteria, sceglie la
soluzione della delegazione, rappresentativa delle correnti. Questa è
stata la decisione assunta dopo il vertice di ieri mattina in cui è
stato evidenziato che sul rimpasto ci debba essere un'accelerata.
Si offusca in qualche modo il ruolo del garante arrivato da Roma,
Gianni Dal Moro, inviato in Sardegna innanzitutto per la campagna
elettorale sul referendum e predisporre il prossimo congresso.

Della rappresentanza Dem faranno parte sicuramente il capogruppo Pietro
Cocco e il vice Roberto Deriu. A loro si dovrebbe aggiungere un
esponente della ex minoranza congressuale, che potrebbe essere Gavino
Manca o Franco Sabatini.

LA MANOVRA Da quest'anno si cambia. Prima le riunioni e poi
l'approvazione in Giunta. È la linea adottata dell'assessore Paci: «La
manovra è aperta. Vogliamo sentire quali sono le richieste, i
suggerimenti e le emergenze». Per il centrosinistra l'esame è riuscire
a trovare l'unità sulle poste di bilancio. Dal vertice di ieri sera è
emersa la necessità di dare vita a una Finanziaria più politica,
orientata soprattutto a colmare criticità come sociale, lavoro e scuola.

Complessivamente la manovra sarà da 7,5 miliardi di euro, che potrebbe
avere circa 50 milioni di euro in più rispetto all'anno scorso. Il
presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd), dice: «La
buona notizia è che potremo utilizzare una parte delle riserve
erariali. Questa sarà una finanziaria che punterà anche ad accelerare
la macchina burocratica per i pagamenti». Oggi l'assessore incontrerà
l'Anci e il Consiglio delle autonomie locali per un confronto sul bilancio.
Matteo Sau

La Nuova

Il Centro democratico per ora resta in maggioranza: non siamo noi a dividere
Dopo lo strappo di martedì Lai è pronto a dimettersi per fare posto alla Busia
Tregua nel centrosinistra tutti al lavoro per ricucire

CAGLIARI Il giorno dopo è sempre quello dei cerotti. Dopo essersi
presi a cazzotti, dentro e fuori dal ring che è stato martedì il
Consiglio regionale, i partiti del centrosinistra provano a dire che
non è accaduto nulla. Niente di più sbagliato: la maggioranza, come le
capita da troppo tempo, s’è massacrata ancora una volta. Ha continuato
a farsi del male, come se non fossero bastate le granate esplose dal 4
dicembre in poi. Ecco un breve riepilogo: la coalizione spaccata dopo
l’esito del referendum, due assessori dimissionari, i Rossomori fuori
dalla maggioranza, gran parte del Pd allo sbando e gli altri partiti
dell’alleanza addirittura incattiviti nel prendere a randellate i
vicini di banco e non solo. Davvero troppo. Pronto soccorso.

Ecco allora – secondo copione – l’entrata in scena della «croce rossa», in
diverse versioni, impegnata a suturare un bel po’ di ferite laceranti,
nel solito ospedale da campo allestito dopo qualunque guerra. Nessuno
è ridiventato buono all’improvviso, nel centrosinistra, ma almeno le
sciabole sono state messe da parte con la stessa fretta con cui erano
state sguainate. Diagnosi e terapia. Il Centro democratico, a freddo,
ha ridimensionato i toni da guerriglia con l’intervento del segretario
Nicola Selloni: «Riuniremo – ha detto – la direzione in settimana,
però non siamo noi a voler spaccare. Il nostro obiettivo continua a
essere uno solo: far marciare compatta la coalizione che ha vinto le
elezioni del 2014». Se i Cristiano democratici usciranno – e sarebbe
il terzo partito dopo Rifondazione e Rossomori – «sarà un’uscita molto
ponderata al di là della rabbia provata per la mancata elezione della
nostra consigliera, Anna Maria Busia, alla vicepresidenza dell’aula».
Doppia medicina. Lo scivolone c’è stato, innegabile, ma Sel di nuovo
generosa ha proposto due rimedi. L’eletto vicepresidente Eugenio Lai
ha annunciato di essere pronto a fare un passo indietro, ma a una
condizione: «Le lezioni di umiltà e dignità sono sempre ben accette ma
solo da chi se lo può permettere e quindi non da tutti».

Detto giusto per dare una risposta pepata al deputato Roberto Capelli (Cd), che
invece le dimissioni di Lai le avrebbe volute seduta stante. Un altro
consigliere di Sel, Francesco Agus, s’è detto pronto a cedere la
presidenza della commissione Riforme a una donna, ma anche lui ha
posto una condizione: «Dopo la riforma della legge elettorale e
l’introduzione obbligatoria della doppia preferenza di genere». Sarà
in primavera, comunque la scelta è stata apprezzata. In convalescenza.
Anche il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, per tutta la giornata s’è
impegnato a prescrivere, non solo fra i democratici, gli unguenti
necessari per far riassorbire in fretta i lividi, perché «non
dimentichiamocelo siamo nel bel mezzo di un rimpasto ancora da
cominciare». Lo stesso Partito dei sardi su cui il Cd aveva sparato ad
alzo zero, s’è affrettato a precisare: «Da parte nostra non c’è stato
alcun veto su una donna, ci mancherebbe – ha scritto il capogruppo
Gianfranco Congiu – abbiamo detto solo no all’ennesima strategia
calata dall’alto». Il gran consulto. Però il più bravo di tutti, nelle
medicazioni, è stato l’assessore al Bilancio Raffaele Paci.

Alla prima riunione di maggioranza sulla Finanziaria s’è presentato disponibile
come non mai. In apertura ha detto: «La prossima Legge di stabilità
non è blindata, ma aperta al contributo di tutti. Incontrerò sindaci,
sindacalisti e imprenditori per discuterla e dove servirà, siamo
pronti a correggerla. Ma soprattutto mi aspetto un contributo
importante dalla coalizione». Senza dubbio è stata proprio questa
sensibilità la miglior terapia per calmare gli animi. Così Paci ha
parlato di una Finanziaria che dovrebbe essere intorno ai 7,5
miliardi, con entrate accertate per 6,1 miliardi, e «molti interventi
destinati a dare risposte al diffuso malessere sociale che c’è in giro
e a cui dobbiamo dare risposte immediate». La vera emergenza per il
centrosinistra è questa e, dopo le parole dell’assessore, anche se
dolorante tutta la maggioranza ha tirato un sospiro di sollievo.
Durerà? Fino al rientro a giorni del presidente Pigliaru, sempre
convalescente, è troppo presto per dirlo. (ua)

La tratta per Macomer sarà riaperta entro un mese
Ma nei passaggi a livello si dovrà andare a passo d’uomo
Treni lenti per legge - Regione ai ripari: presto linee adeguate
di Luca Rojch wSASSARI Dopo anni di trascinato servizio la fama delle
littorine del 1957 che da Nuoro con passo compassato annaspavano fino
a Macomer non era delle migliori. Ma neanche il più pessimista dei
viaggiatori avrebbe pensato che sarebbe dovuto andare ancora più
lento. Perché il tratto di ferrovia Nuoro-Macomer riaprirà dopo le
feste, ma i treni dovranno andare piano. La legge. Tutta colpa di una
legge varata dopo il disastro in Puglia. 23 morti su un tratto a
binario unico e scartamento ridotto. In Sardegna ci sono quattro
tratti simili. Nuoro-Macomer, Sassari-Alghero, Sassari-Sorso,
Monserrato-Isili. La norma, applicata dal 2 dicembre anche alla
Sardegna prevede che i treni viaggino a passo d’uomo nei passaggi a
livello non custoditi. Che sui convogli ci siano due macchinisti e che
nei passaggi a livello che tagliano terreni privati ci debba essere un
casellante. Una serie di norme di sicurezza che hanno avuto come
effetto immediato la sospensione della tratta Nuoro-Macomer. Il motivo
è semplice ci sono 18 passaggi a livello di cui 9 su terreni privati.

La reazione. Regione e Arst, che gestisce la rete a scartamento
ridotto, sono stati rapidissimi. Hanno subito messo a punto una
strategia comune. «Per prima cosa abbiamo bandito un concorso per
assumere una ventina di casellanti – spiega il direttore dell’Arst
Carlo Poledrini –. E abbiamo messo due macchinisti su ogni treno. Ma
non è semplice gestire gli oltre 600 chilometri di linea. In ogni caso
abbiamo già bandito le gare, e in alcuni casi i cantieri sono già
aperti, per eliminare i passaggi a livello. Ma serve un minimo di
pazienza. In ogni caso è attivo da subito il servizio sostitutivo con
i pullman». Poledrini è esplicito. «Certo fino a quando non saranno
completati i lavori i treni, almeno sulla tratta Nuoro-Macomer,
viaggeranno a velocità ridotta». Ma il disagio dei tempi lunghi in
treno dovrebbe durare al massimo un altro anno. «Sulle altre tratte
non esiste un rischio chiusura – garantisce Poledrini –.

Ancora meno sul trenino verde che nulla ha a che fare con questa disposizione.
Al massimo nelle altre linee a scartamento ridotto si avranno
rallentamenti nei passaggi a livello non custoditi, ma sono
pochissimi». I pullman. Ma in qualche caso viaggiare in pullman non
sembra molto più comodo. L’Arst ha 800 mezzi, con un età media di 12
anni. «Ne siamo consapevoli – conclude Poledrini –, ma ci diamo da
fare. Ne abbiamo ordinato 70 nuovi e presto entreranno in servizio».
La Regione. L’assessore ai Trasporti Massimo Deiana spiega come si
muove la Regione. «Abbiamo dato immediata risposta. Il 2 dicembre è
stata resa nota la volontà di applicare le norme restrittive anche
alle nostre ferrovie. Impossibile appellarsi al ministro. Che non
c’era e forse non tutti hanno letto i giornali. Abbiamo incontrato il
direttore generale del ministero e abbiamo spostato il confronto sul
piano politico. Nella conferenza Stato-Regione è stata posta proprio
la questione ferrovie sarde. Tra le altre cose questo provvedimento ha
colpito anche altre tratte in Italia, come la Circumvesuviana. Se non
cambia la norma la reale difficoltà sarà nella velocità di marcia dei
treni fino a quando non saranno completati i lavori sui passaggi a
livello». Deiana fa capire che presto le littorine del 1957 saranno
destinate ai musei. «Noi abbiamo investito molto sui treni – afferma
–. Abbiamo ordinato altri 5 nuovi mezzi che sostituiranno sulla Nuoro
Macomer proprio quelle che sono in servizio ora.

Serve un po’ di pazienza. Assumeremo le 20 persone che servono per i passaggi a
livello non custoditi. E supereremo questa fase in breve tempo. La
Regione crede nel trasporto su rotaia e continua a investire
importanti risorse. Dopo decenni di assoluto disinteresse».

la polemica
Botta e risposta Maninchedda-Busia
CAGLIARI. Ancora non si sapeva quale fosse la causa dell’incendio e
l’assessore ai Lavori pubblici Paolo Manninchedda così si epsrimeva
sul suo blog: «Abbanoa ha subito il decimo attentato in tre anni -
scrive Maninchedda -. Non posso sapere se ci sono indagini in corso,
ma per il momento, nessun colpevole». Poi Maninchedda si rivolge
direttamente al procuratore della Repubblica di Cagliari: «Io sono
stanco di essere lasciato solo - prosegue - sono stato nominato
assessore e ho trovato la società di fronte al tribunale fallimentare;
i suoi vertici indagati per reati penali; il 30% degli utenti che non
pagavano l’acqua.

Oggi la società non è più di fronte al tribunale
fallimentare, i vertici della società sono stati giudicati non
colpevoli, i sardi morosi cominciano a capire che devono pagare
l’acqua. Non ho cercato colpevoli - continua Maninchedda - ci siamo
messi a lavorare sodo . Mentre facevamo tutto questo, eravamo
circondati da un clima di sospetto incredibile. Provi Lei a vivere
così, con la certezza di far del bene coincidente con la sensazione di
essere costantemente sospettato di essere un malfattore». Alla
consigliera regionale Anna Maria Busia è stato segnalato lo scritto e
lei ha postato sul suo profilo Fb un suggerimento garbatamente
ironico. Raggiunta al telefono, spiega: «Mi meraviglia che un
rappresentante delle istituzioni preferisca sfogarsi su un blog
anziché mettere nero su bianco le situazioni e informare nei modi
opportuni la Procura».

Gli altri 300 arrivati martedì hanno già lasciato la Sardegna
Fermato uno scafista per la morte sul gommone di 6 donne
Emergenza migranti i 534 rimasti nell’isola smistati nelle province
CAGLIARI La gestione in porto dei migranti che arrivano con le navi
dei soccorsi è ormai collaudata e in dodici ore praticamente tutti
hanno raggiunto le destinazioni assegnate durante la riunione in
prefettura che ha preceduto l’arrivo della motovedetta.

Quattroncinquanta degli 834 giunti con la motovedetta della guardia
costiera “Diciotti” hanno trascorso la prima notte in Sardegna nella
piazza coperta del terminal crociere del porto di Cagliari, ma durante
la giornata sono stati smistati . Smistamenti. I primi a lasciare il
molo Ichnusa (dove c’è un terminal crociere mai aperto) con i pullman
sono stati i 300 profughi che dovranno andare in Liguria e nel Lazio,
decisione presa una volta che la Sardegna ha fatto sapere al ministero
di non avere tutta la disponibilità di posti necessaria per dare una
sistemazione ad altre 834 persone (nell’isola ci sono già 5.400
richiedenti asilo politico in pianta stabile). I 300 migranti sono
partiti con la nave per Genova da Porto Torres e per Civitavecchia da Olbia.

Nel corso della giornata di ieri hanno lasciato Cagliari i 167
migranti destinati al Sassarese i 72 di Nuoro e i 52 di Oristano. Gli
ultimi a salire sul pullman in porto sono state 150 persone che
dovevano raggiungere alcuni centri del Cagliaritano, in mattinata era
già partito dal molo Ichnusa un centinaio di profughi (per il
Cagliaritano in tutto i profughi assegnati sono 263) . Scafisti. La
Squadra mobile diretta da Alfredo Fabbrocini intanto ha individuato
due presunti scafisti. Niacu Sabaly, senegalese di 19 anni, è in stato
di fermo per aver condotto un gommone con circa 170 migranti, partito
da Tripoli l’11 dicembre scorso alle 3 del mattino. È su questo mezzo
che viaggiavano le sei donne rimaste uccise. Erano sedute nella parte
centrale dell’imbarcazione e sono morte schiacciate.

Tutte molto giovani, probabilmente nigeriane, hanno fatto una terribile fine: è
stato ricostruito che, durante la traversata, il gommone è stato
investito da un’onda anomala che ha proiettato i passeggeri verso la
parte interna, dove le persone sedute nella parte centrale sono
rimaste schiacciate e tre sono morte. Per altre tre sembra che siano
state travolte dalla calca dei migranti che cercavano di raggiungere
la nave dei soccorritori quando questa si è avvicinata
all’imbarcazione condotta dallo scafista. Per tutto questo Sabaly è
accusato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina ma anche del
reato di morte come conseguenza di altro reato. L’altro presunto
scafista è Ahmed Ben Hammou, un maghrebino di 48 anni, accusato di
aver condotto un’imbarcazione con 136 migranti partita dalle coste
libiche. I passeggeri avevano raggiunto la Libia dopo aver
attraversato con mezzi di fortuna Paesi come il Mali, il Burkina Faso,
la Nigeria e l’Algeria. Accoglienza.

La prefettura, con l'aiuto di Caritas, Protezione civile, Asl ed enti coinvolti nell'accoglienza, martedì scorso hanno sistemato le brandine negli spazi del terminal e distribuito un pasto caldo a tutti i profughi mentre proseguivano le
visite a donne, uomini e bambini. Dieci persone sono state
accompagnate in ospedale con le ambulanze. Alcune donne recavano
addosso i segni di percosse, una giovane è stata affidata alle cure di
una psicologa perché è apparsa sconvolta, ci sono donne in attesa di
un figlio, i tre feriti più gravi sono donne. Quelli in condizioni
meno gravi stanno migliorando. A tarda sera il terminal è stato
sgomberato.

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Federico Marini
skype: federico1970c


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