mercoledì 29 agosto 2018

Rassegna stampa 29 Agosto 2018


La Nuova

Vertice tra Pd e Cp: allarghiamo la coalizione Cani e Uras gettano le basi per un accordo: puntiamo ai temi condivisi. I Dem vogliono la convergenza anche con il progetto del Pds: sono fondamentali

SASSARI. Professione rianimatore. Emanuele Cani, segretario del Pd, cerca di soffiare un po' di vita dentro un partito ancora ansimante dopo il grande crash delle Politiche. Riparte dal dialogo in vista delle Regionali e dal confronto interno tra i Dem. Confermata l'assemblea di lunedì. Ma in questi giorni Cani si dedica al faccia a faccia con i segretari dei partiti con cui si cerca di costruire una coalizione di governo.

Di certo c'è il faccia a faccia di queste ore tra la delegazione Dem, guidata da Cani e dal vicesegretario Franco Sabatini, con quella di Campo progressista composta dal presidente Luciano Uras e dal consigliere regionale Francesco Agus. E il feeling tra i due partiti sembra essere a livelli altisssimi. «Un confronto utile che intende coinvolgere tutte le forze democratiche sarde di ispirazione liberale, cattolica, di sinistra e identitaria. Oggi hanno convenuto il segretario del Pd e il presidente di CP - dice Uras -.

È iniziato un percorso innovativo che mette al centro il merito delle cose da fare piuttosto che le ragioni di uno schieramento politico preconfezionato. L'unità per dare forza ai diritti dei sardi e per praticare una nuova stagione della responsabilità». E anche Cani non nasconde la soddisfazione. «Incontro positivo anticipato da fitti contatti - spiega il segretario Pd -. Abbiamo affrontato in termini generali il lavoro che ci sarà da mettere in campo da qui alle Regionali. Siamo in sintonia sui temi dei sardi. E abbiamo condiviso la necessità di costruire un'alleanza ampia per le Regionali, che vada al di là di quella tradizionale del centrosinistra».

Resta da capire se ci sarà una convergenza con il Partito dei Sardi. Maninchedda ha detto che non aspetterà i Dem, e che il Pds continuerà a portare avanti il suo progetto. «Ma anche noi siamo convinti che il centrosinistra storico è destinato alla sconfitta ed è stato superato. Per noi il Pds è un interlocutore importante e prezioso.

Porta avanti temi e idee che condividiamo. Siamo convinti ci si debba incontrare sulle cose. E voglio anche aggiungere che in queste settimane abbiamo portato avanti un dialogo in cui ci si pone con pari dignità davanti agli interlocutori. Nessuno prevale sugli altri. Così come sono convinto che il candidato governatore possa essere scelto solo attraverso il confronto con tutti i partiti.

Sono convinto che la coalizione debba essere il più ampio possibile sulla base di temi e idee condivise. Non credo che nessuno voglia vedere in Sardegna ripetersi il modello di governo Lega-5 Stelle che c'è a Roma». Cani rimanda anche l'idea del Pd sardo che era stata lanciata da una parte del partito subito dopo il flop delle politiche.

«È un'idea interessante e importante. Ma credo che debba essere oggetto del congresso che si svolgerà subito dopo le Regionali. In questo caso si parla di una scelta importante, di una strada da prendere che deve necessariamente coinvolgere tutti gli iscritti del partito». (l.roj

Lapia, M5s: la legge Severino va rivista
La deputata contro il ritorno in aula di tre consiglieri condannati

SASSARI
Tre consiglieri regionali - il leader dell'Uds Mario Floris, l'ex
assessore Oscar Cherchi e il consigliere Alberto Randazzo, entrambi di
Forza Italia - sono tornati in aula dopo 18 mesi di sospensione per la
condanna per peculato aggravato. Tutto come previsto dalla legge
Severino. La norma, infatti, prevede che la sospensione venga
prolungata di altri 12 mesi solo in caso di sentenza di secondo grado.
Che, però, non è ancora arrivata. Così prevede la legge. Ma per la
parlamentare del Movimento 5 stelle, Mara Lapia, si tratta di uno
scandalo.

E così la deputata prende carta e penna per esprimere la sua
solidarietà a Ornella Piredda, la funzionaria della Regione da cui era
partita l'inchiesta. «Voglio esprimere la mia vicinanza e solidarietà
a Ornella Piredda, che con grande coraggio 10 anni fa denunciò l'uso
illecito dei fondi destinati ai gruppi del Consiglio regionale, dando
vita a un'inchiesta che ha coinvolto circa 100 politici appartenenti a
tutti gli schieramenti e ha portato al momento 13 condanne. Voglio
condividere con lei l'indignazione nel vedere questi personaggi
tornare a sedere sui banchi del Consiglio nonostante le condanne in
primo grado. Immagino che per Ornella sia stato difficile, se non
impossibile, durante questi lunghissimi 10 anni, non chiedersi: "chi
me l'ha fatto fare?".

L'attuale seppur parziale evoluzione
dell'inchiesta, certamente non è da incentivo per gli onesti cittadini
- continua - che oggi, confidando nella giustizia, vorrebbero
denunciare malefatte, ancor peggio se perpetrate dai potenti di turno.
Come si può avere fiducia in una giustizia così lenta e così debole
con i forti? Ci sono voluti 10 anni per una condanna di primo grado, e
ora si attende l'appello a ottobre. Segnalerò al ministro Bonafede
questo caso emblematico, affinché si avvii un serio percorso di
correzione di queste storture legislative».

Unione Sarda

Tutti i tormenti del centrosinistra
C'è chi guarda fino a Forza Italia. Vertice Uras-Cani, il Pds cerca la
convergenza nazionale
Coalizione tradizionale o nuovi confini? I partiti appaiono divisi

Forse il centrosinistra non sarà più il centrosinistra. Almeno non
quello che ha governato in Sardegna negli ultimi cinque anni. È
l'effetto polarizzazione di Lega e Movimento Cinquestelle che,
complice anche l'allontanamento progressivo tra Carroccio e Forza
Italia, in vista delle Regionali induce le forze politiche a cercare
nuove soluzioni.

«È tempo di decisioni coraggiose e innovative», ripete da giorni
Luciano Uras (Campo Progressista). Lo ha ribadito anche ieri nella
sede del Pd a Cagliari, in occasione di un incontro con il segretario
dem, Emanuele Cani: «Lo schema degli schieramenti ideologici va
superato», è l'idea dell'ex senatore, «lavoriamo per una nuova
alleanza per i sardi che sia la più ampia possibile, fino a
coinvolgere tutte le forze democratiche di ispirazione liberale,
cattolica, di sinistra e identitaria».

I TEMI Una coalizione che metta «al centro le questioni
dell'insularità, della continuità territoriale, dei rapporti
economico-finanziari con lo Stato». I temi, insomma, perché l'urgenza,
sostiene Uras, «non è quella di vincere le elezioni ma di risollevarci
da una crisi decennale». Cani ha condiviso, e d'altra parte fin dal
giorno in cui è diventato segretario ha insistito sulla necessità di
“allargare” in vista di febbraio 2019, in particolare al mondo del
civismo e dei sindaci. Ma allargare fino a che punto?

«Il campo politico è in piena ridefinizione - dice il segretario Pd -
e ciò che accade a livello nazionale ci invita a guardare a qualcosa
che sia fortemente innovativo, che restituisca ai cittadini gli
strumenti per un'opposizione al populismo che non condividiamo».

GLI ALLEATI Qualcosa che possa sfiorare magari parti politiche
tradizionalmente avverse come Forza Italia? Uras intanto rivendica il
fatto di essere stato uno dei primi a firmare la proposta di legge
popolare per l'introduzione del principio di insularità in
Costituzione. Una battaglia lanciata da esponenti dei Riformatori
sardi e abbracciata da FI.

«Ci troviamo in una fase in cui l'interesse
della comunità deve superare i limiti che ci siamo posti», osserva. E
comunque «anche in Parlamento mi è capitato di lavorare in tandem con
Emilio Floris su alcuni provvedimenti nell'interesse della Sardegna».
Cani si sbilancia meno ma ammette: «La situazione generale ci obbliga
a una riflessione profonda».

Niente da nascondere sulle relazioni intessute nell'ultimo periodo dal
segretario del Partito dei Sardi, Paolo Maninchedda, lanciato in un
progetto di convergenza nazionale che elimini gli steccati delle
coalizioni consolidate, per riunirsi sul tema di una Costituente
sarda.

«Abbiamo contatti frequenti con i Riformatori sardi - afferma -
con Più Europa di Emma Bonino, con i socialisti, abbiamo riaperto il
dialogo con i Rossomori, partecipiamo con numeri rilevanti alla rete
degli amministratori indipendentisti della Sardegna, e abbiamo
relazioni frequenti con Forza Italia, abbiamo incontrato ripetutamente
il Psd'Az».

LA SINISTRA All'ampiezza delle alleanze però c'è un limite. «Una
coalizione deve comunque porre dei paletti su posizioni che da sempre
sono in antitesi rispetto a noi», avverte il capogruppo in Consiglio
regionale di Art. 1-Sdp, Daniele Cocco.

Che confessa di condividere in
pieno la posizione del presidente dell'Anci, Emiliano Deiana, il quale
scrive su Facebook che «se il centrosinistra si presenta in modo
classico verrà travolto anche se candida Maradona. Bisogna fare come
si faceva anticamente nei Comuni: proporre una grande coalizione
Civica con un passo indietro dei partiti per promuovere altre idee e
persone».

Vale anche per l'ipotesi di Massimo Zedda come candidato alla
presidenza: «Funzionerebbe - osserva Deiana - solo se il passo
indietro fosse sostanziale e se si mettesse davvero al centro del
programma la Sardegna, i sardi in Europa e nel Mediterraneo, e
un'azione dialettica con lo Stato italiano».
Roberto Murgia

Lapia (M5S): segnalerò il caso al ministro Bonafede
«Condannati, ma in Consiglio»

«In Sardegna i politici condannati in primo grado per peculato
aggravato torneranno a legiferare per conto della collettività, sono
indignata nel vedere questi personaggi di nuovo in Consiglio
regionale. Se avessero un briciolo di dignità eviterebbero di tornare
a occupare quei banchi. Dovrebbero, se sono certi della loro
innocenza, rinunciare alla prescrizione per ottenere una assoluzione
piena, nel merito del processo».

Mara Lapia, avvocato, deputato del M5S, in una nota esprimere
«vicinanza e solidarietà a Ornella Piredda, la funzionaria regionale
che con grande coraggio 10 anni fa denunciò l'uso illecito dei fondi
destinati ai gruppi del Consiglio regionale sardo, dando vita a
un'inchiesta che ha coinvolto circa 100 politici appartenenti a tutti
gli schieramenti e che ha portato al momento 13 condanne». E aggiunge:
«Ci sono voluti 10 anni per una condanna di primo grado, e ora si
attende l'appello a ottobre.

C'è da prendere atto che la legge
Severino non è sufficientemente rigorosa, perché diversamente non
consentirebbe a condannati in primo grado per peculato (reato tra i
più odiosi e gravi per un amministratore pubblico) di continuare a
svolgere l'importante ruolo di consigliere regionale. Segnalerò al
ministro Bonafede questo caso emblematico, affinché si avvii un serio
percorso di correzione di queste storture legislative».

La Nuova

Il cardinale in Sardegna per la prima volta dopo la nomina: «Grande emozione
La politica superi le divisioni e lavori per risolvere i problemi e
ridare speranze». «All'isola serve un progetto Soffro per i disoccupati»

di Gianni Bazzoni
PATTADA. Il ritorno nel suo paese nel giorno della festa di S. Sabina,
quando arrivano i pattadesi che stanno fuori, anche quelli più
lontani. Oggi è anche la sua festa: Angelo Becciu torna da cardinale e
non dimentica le origini umili, la famiglia, gli amici. Parla a tutto
campo della Sardegna, delle difficoltà e delle speranze. Ma anche dei
temi forti che scuotono la Chiesa, della pedofilia, dei migranti,
della politica.Che sensazioni prova nel tornare a Pattada nel giorno
della festa patronale, sempre molto sentita, che coincide anche con i
festeggiamenti in suo onore dopo la nomina a cardinale?«Un misto di
sensazioni di gioia, nostalgia, serenità e senso di appartenenza
comunitaria pervade il mio animo ogni volta che rientro nel paese
natìo tra la mia gente e i luoghi della mia infanzia. Particolarmente
nel giorno della festa di S. Sabina che per tradizione, è il periodo
del rientro dei pattadesi che vivono fuori e del rinnovo della fede ai
piedi della Santa Patrona».

Qual è il suo rapporto con la famiglia, in
particolare con i suoi fratelli ai quali sappiamo essere molto
legato?«Si, è vero; siamo una famiglia unita. Ritengo che l'esperienza
dell'emigrazione di nostro padre sin da quando eravamo piccoli,
unitamente al valore dell'unità familiare trasmessoci dai nostri
genitori, abbiano inciso sul legame tra noi 5 fratelli. Ritengo,
inoltre, che il mio stare lontano a servire la Chiesa in varie parti
del mondo abbia consolidato il legame unitario e il radicamento alle
origini familiari».

Cosa ricorda della sua infanzia nel piccolo paese
del Logudoro?«Tanto. Dai colori delle campagne, agli odori della
natura, alle feste comunitarie attorno a semplici eventi di vita, alla
vita dura dei pastori e degli agricoltori, ai cambiamenti del paese
nel dopoguerra, al fenomeno dell'emigrazione che spopolava la nostra
comunità, alla centralità della chiesa nella vita della comunità.
All'educazione progressiva alla fede in casa e con bravi sacerdoti, al
cammino di formazione a scuola con maestri e compagni di classe, ai
giochi in strada, alla solidarietà tra le famiglie nei momenti di
gioia e di dolore».

Ci parli della vocazione, come è nata? «Sin da
piccolo sentivo che il mio cammino di vita sarebbe stato quello
sacerdotale. In ciò hanno influito senz'altro i sacerdoti della mia
infanzia, zio Toeddu, uno zio materno riconosciuto come uomo di grande
fede, le diverse esperienze infantili e adolescenziali che mi
portarono progressivamente a vivere l'esperienza del seminario minore
sin dagli 11 anni. L'incoraggiamento dei miei, seppur non sia stato
facile per una famiglia povera dover sostenere gli studi di uno dei
cinque figli lontano da casa, e la "Grazia di Dio" hanno fatto il
resto. Proprio in questi giorni, mi hanno voluto omaggiare della loro
vicinanza una ventina di compagni di studi del seminario maggiore di
Cuglieri. Con la maggior parte di essi non ci si incontrava da 52
anni. È stato bello rinsaldare l'amicizia e constatare come la
Provvidenza ci abbia destinati ciascuno nel proprio cammino di vita
familiare, sacerdotale, sociale».

Come si è sviluppato il percorso che
l'ha portata a ricoprire cariche importantissime fino a
vice-responsabile della segreteria di Stato. E in quale momento ha
sentito il peso maggiore di quella missione?«Il percorso nella vita
della diplomazia vaticana è stato non progettato e non voluto se non
come risposta a una precisa richiesta che venne al mio Vescovo da
parte della Segreteria di Stato quando iniziavo felicemente la mia
esperienza sacerdotale in Diocesi. Fu non semplice da un punto di
vista emozionale aderire a una richiesta così lontana dai miei
pensieri, ma in un'ottica di fede mi considerai da subito figlio della
Chiesa senza confini geografici. L'adesione in spirito ecclesiale al
servizio diplomatico mi ha aiutato a vivere con serenità momenti belli
e difficili e ad accogliere tutto come "volontà del Signore", inclusi
gli inaspettati posti di responsabilità ai vertici della Segreteria di
Stato, in momenti non facili per la vita della Chiesa».

 Qual è stato e
qual è il suo rapporto con la politica e i politici? «Di grande
rispetto, di stima e di ... debita distanza! Il ruolo pastorale e
spirituale che ricopro mi guida a giudicare la vita politica come uno
dei momenti più alti del servizio di carità alla gente. In questi anni
ho incontrato e continuo ad incontrare tanti politici con i quali
cerco d'intervenire per incoraggiarli a servire sempre più le
comunità, soprattutto i più bisognosi. Non nego di avere uno sguardo
particolare per i politici della nostra terra affinché si uniscano nel
risolvere i problemi endemici della regione, indipendentemente dal
colore politico e dalle diverse visioni e appartenenze politiche».

Come
considera oggi il livello della politica nel Paese? Cosa è cambiato
rispetto a prima? «Ritengo, come in altri tempi della nostra storia,
che la politica debba riscoprire i valori alti che sono il bene
comune, il rispetto dell'avversario, visioni e progettualità a lungo
termine, il primato della solidarietà e il ruolo di traino culturale
per le nuove generazioni».

Come vede la situazione della Sardegna da
sardo che vive a Roma?«Continuo a vedere tante eccellenze nei diversi
campi e tanti mali endemici che fatichiamo a superare. L'aspetto che
mi rattrista di più è l'inaccettabile livello di disoccupazione
giovanile e femminile della nostra regione. Al pensiero che la nostra
terra si spopola delle sue risorse giovanili migliori, diplomati e
laureati, mi vengono i brividi pensando al futuro dell'isola».

E se fosse un sardo che vive qui, cosa chiederebbe a chi governa?«Chiederei
la continuità territoriale come priorità assoluta, l'investimento
nella formazione e nella scuola per superare i dislivelli con le
regioni del nord Italia, investimenti in settori che producano
occupazione a lungo termine».Ha mai pensato a una "ricetta per la
Sardegna"?«No. Ho sufficiente buon senso per ritenermi non all'altezza
di scoprire "ricette" vincenti. So della complessità della situazione,
delle reali difficoltà di chi, mosso da tanta buona volontà, fa fatica
a rendere politicamente concreti i desideri. D'altra parte, non è
accettabile, vista la drammaticità della situazione, che le varie
forze politiche non si uniscano attorno ad un progetto di largo
respiro. Com'è possibile, mi chiedo, non riuscire ad inventare una
economia vincente per un milione e mezzo di persone, anche
considerando il fatto delle preziose risorse della nostra terra? Parlo
del turismo, di una terra come la nostra che può produrre bio in tutte
le filiere, della tradizione artigianale, degli stili di vita
salutari. Elementi questi che una buona fetta della popolazione
abbiente del mondo cerca oggi disperatamente. Forse ci manca la
capacità progettuale a medio e lungo termine. Eppure ritengo che vi
siano sufficienti risorse umane per vincere questa sfida».

Il tema dei
migranti e dell'accoglienza è tra i più attuali. Il caso della nave
Diciotti ha fatto emergere contrapposizioni gravi, fino all'iscrizione
di un ministro nel registro degli indagati con la contestazione di
sequestro di persona. Per dare un contributo alle soluzioni è
intervenuta anche la Cei: cosa pensa di tutta la vicenda?«Il fenomeno
è complesso e ha radici storiche che si perdono nel periodo del
colonialismo in Africa. L'economia mondiale è ingiusta e tristemente
disequilibrata a vantaggio di pochi. Ce lo ricorda spesso Papa
Francesco. In troppi lucrano sui destini dell'umanità sofferente. I
paesi ricchi si chiudono pericolosamente a difendere risorse ottenute
anche e soprattutto a scapito delle popolazioni più povere. I
trafficanti di essere umani proliferano con la connivenza di governi
locali che traggono enormi vantaggi da tali turpi mercati. Questo è lo
scenario su cui si stagliano le tristi vicende recenti a cui lei fa
riferimento. A situazioni complesse non si può rispondere con
pericolose semplificazioni o con pseudo soluzioni a breve termine. La
sofferenza di una sola persona merita rispetto e attenzione».

E a proposito della Cei, in che modo si pone rispetto allo Stato italiano
in una emergenza così grave e complessa?«Come una realtà di Chiesa che
è pronta a rispondere a richieste che provengono dallo Stato o da
parti della società per risolvere problemi soprattutto se di emergenza
umanitaria».Può dire qualcosa, anche solo il suo pensiero, sulle
accuse rivolte al Papa dall'ex nunzio apostolico negli Stati Uniti
Carlo Maria Viganò che ha chiesto le dimissioni del Santo Padre.
Viganò lo accusa di avere coperto gli abusi del cardinale McCarrik sui
seminaristi...«Triste vicenda che mi fa sentire ancor più vicino a
Papa Francesco. Per quanto riguarda il merito della questione faccio
mie le sue parole "... si commenta da sé!". Cosa può fare e la Santa
Sede per contrastare il fenomeno della pedofilia, considerato uno dei
drammi più devastanti cresciuti al suo interno?

«A partire da papa
Benedetto e da papa Francesco si è detta una parola definitiva:
"Basta!" È il misfatto più atroce che si possa commettere. C'è da
interrogarsi quale messaggio Dio abbia voluto inviarci con uno tsunami
del genere: è questa la Chiesa che Gesù vuole o vi è molto da
riformare al suo interno? Non è possibile che vi abbiano potuto
prosperare mostri terribili quali sono i preti pedofili. Purtroppo
paghiamo una sottovalutazione storica del fenomeno e una visione non
realistica della sua entità e gravità. Dobbiamo fare tutto il
possibile per prevenire e combattere simile flagello. Per prevenire
bisogna selezionare e formare meglio il clero favorendo percorsi di
maturità umana, affettiva e sessuale in contesti di vita normale e
naturali. Sarà necessario coinvolgere totalmente il potere giudiziario
dei Paesi dove accadono tali crimini e contrastare una mentalità
pseudospirituale che ha favorito la copertura di tali nefandezze».

Quale messaggio vuole inviare ai fedeli della Sardegna? «È un semplice
messaggio di incoraggiamento. Non lasciamoci perturbare da scandali o
da critiche contro la Chiesa. Il momento attuale è difficile, ma
questi non sono mai mancati nella sua storia e sempre li ha superati
confidando nel Signore e rimanendo uniti ai propri Vescovi e al Papa»

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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