mercoledì 26 ottobre 2016

Agenzia Sarda delle entrate: cambiare tutto per non cambiare (quasi) niente.

Nasce l’Agenzia sarda delle entrate. Nome altisonante.  In realtà è poco più di un apparato di contabilità. Si occupa di fare i conti sulle tasse che pagano i Sardi, stabilire quale percentuale ci spetti e chiedere allo Stato che ce la dia.                                                   

Il quale a sua volta decide se ha “emergenze straordinarie” che dovrà pagare con i nostri soldi oppure se vorrà restituirceli in comode rate oppure, più di frequente, mischiare le carte e dire che ci sta campando. Con i nostri soldi.                                                 

Insomma praticamente un (costoso) riordino di quella che era la situazione precedente, con lo Stato che è sempre lui a decidere se rispettare la legge e rimandarci la nostra percentuale o meno, senza alcuna forza contrattuale da parte nostra. Insomma un’operazione che è come pregare più forte. La stessa situazione quindi? No, non esattamente. 

Adesso c’è di diverso che questa agenzia riscuoterà 5 milioni di Tributi Propri, ma va anche detto che sostituirà l’agenzia delle entrate italiana - che ci costava 700mila euro – con una che ci costerà due milioni e mezzo l’anno per 22 impiegati. E’ previsto anche che se ne possano assumere altri.  E visto quanto ci costa ogni impiegato, basta che ne assumano un’altra ventina e così quei cinque milioni serviranno per tenere in piedi la stessa agenzia che li recupera.

Praticamente è un’agenzia che contro lo Stato non ha alcun potere, ma in compenso si mangia le uniche tasse che riesce a riscuotere. Praticamente un nuovo carrozzone. E caru che focu. Cosa ce ne entra in tasca a noi Sardi? Niente. Nella maggioranza però si canta vittoria, si stappano bottiglie del miglior vino e si parla con toni trionfalistici. 

Paci lo chiama “uno strumento importante molto utile”, mentre addirittura Congiu – capogruppo del Partito dei Sardi – preso da irrefrenabile entusiasmo si sbilancia fino a dire "Ci presentiamo con parità di armi davanti a un ministero che ci ha fatto bere qualunque cosa".

Insomma la maggioranza brinda e vede il fiasco mezzo pieno.  L’opposizione in consiglio invece lo vede mezzo vuoto.  Guardala come ti pare, ma una cosa è certa: un fiasco è un fiasco.


Pier Franco Devias.

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