giovedì 6 ottobre 2016

La laguna di Santa Gilla. La grande tristezza.



Mettiamola in questo modo. La laguna di S. Gilla non può essere considerata un luogo gradevole, nemmeno immaginando sulle sue sponde una serie di Nicole Kidman che cercano inutilmente d’abbronzarsi le chiappe... Un tempo, e prima che i maghi della finanza la trasformassero nello schifoso cesso di Cagliari, era un luogo speciale. Vi si potevano contare infinità di specie animali e vegetali, le sue acque erano cristalline e decine di pescatori vi potevano trovare il proprio sostentamento. Nei pressi del suo ricongiungimento col mare dominava la popolare spiaggia di Giorgino, e più in là il popolare villaggio dei pescatori, abbandonato a se stesso come un poeta alcolizzato abbandonato sulle scalinate di una Chiesa…

La laguna era (ed è, nonostante tutto) un importante sito archeologico, dove sono state rinvenute rovine puniche e romane. Infatti, in un tempo mitico e lontano la stessa laguna era stato teatro di una leggendaria battaglia tra l’organizzata flotta romana e le pugnaci flotte cartaginesi. Oggi è il teatro di ben più crudi spettacoli: cessi abbandonati al sole come improvvisate sculture d’arte moderna, inaspettati accoltellamenti di prostitute; ex pescatori che continuano a setacciare le acque come anacronistici ricercatori di pepite d’oro; rottami d’automobili simboleggianti il disfacimento decadente della nostra società industriale; sacchi d’immondizia posti a celebrare l’avvilimento deturpante della nostra civiltà dei consumi; preservativi ricoperti di polvere; cerchi d’auto, rottami specializzati, escrementi… Ed altre immagini deprimenti nonché ributtanti.

Durante gli anni del boom economico cominciò l’industrializzazione dell’intera zona, e venne innalzato il complesso industriale di Macchiareddu. In poco tempo gli scarichi delle industrie trasformarono la Laguna in una pietosa distesa di veleno, così l’amministrazione decretò per il divieto di balneazione, che fu accompagnato al logico divieto di pesca. Tutti i pescatori furono catapultati brevemente sul lastrico: nonostante il divieto qualcuno continuava l’attività, ma nessuno intendeva comprare del pesce al gusto d’alluminio e carbone. Dopo molti anni il nostro bravo legislatore decretò l’obbligo dei depuratori, ma la frittata era oramai pronta. 

Di tanto in tanto alcuni pescatori della Laguna di S. Gilla improvvisano delle manifestazioni per le vie di Cagliari, ma nessuno li ascolta e tantomeno gli organi d’informazione, che si limitano a distribuire qualche trafiletto giusto per mettere a posto una coscienza satura. I maghi della finanza e della politica lo sanno bene: non si possono mettere a rischio centinaia di posti di lavoro soltanto per quattro pesci ed un pugno di pescatori. Bastano delle semplice addizioni, le elezioni di vincono anche per una manciata di voti… Figuriamoci!

M. Filigheddu.

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