venerdì 14 ottobre 2016

Il mostro dell'eroina ritorna nelle nostre città.



Un altro morto di eroina. Il quarto a Cagliari in meno di due mesi.  Ma l’eroina non è solo a Cagliari, ormai è ritornata dappertutto.  La fumano i ragazzini alle superiori e qualcuno già anche alle medie.  Nei quartieri popolari le siringhe hanno ricominciato a riempire piazze e marciapiedi.  Si dice che oggi sia più facile trovare una dose di eroina che una canna di marijuana. Cocaina e pastiglie, poi, quasi te le tirano dietro.
La crisi e la destrutturazione sociale danno ai più deboli la netta impressione che non ci sia futuro, quindi tanto vale improvvisare un sogno sintetico, mandare questo schifo di società a quel paese e godersi il proprio viaggio personale.
E non c’è sensibilizzazione che basti da sola ad estirpare il fenomeno della droga. Non c’è relazione scientifica, illustrazione dei danni fisici e psichici che possa tenere alla larga un disperato. Perché a un disperato non importa più niente della propria salute.  A un disperato che vive nella miseria, nella violenza, nella paura, non importa proprio niente dei danni cerebrali.  Vuole solo scappare per un attimo dallo schifo in cui vive.
Ne ho conosciuti tanti, dei quartieri popolari, che avevano iniziato a bucarsi per fuggire dalla realtà. E anche quelli che spacciavano, ammazzando i loro fratelli, anche loro avevano lo stesso sogno: scappare dalla precarietà, dal disagio, dalla povertà.
Tutti provavano a scappare. Alcuni sognando mondi illusori, altri sognando di diventare boss ricchi e rispettati. Ma tutti, prima o poi, hanno sbattuto la faccia sulla durezza della realtà. Perché la droga ti fa stare lontano da questa realtà solo per un attimo. Se vuoi cambiare questa realtàin maniera duratura serve la lotta. Non c’è altra strada.
Io credo che sia compito degli indipendentisti coinvolgere le nuove generazioni, farle partecipi della mobilitazione per una società migliore, appassionarle nella costruzione di un nuovo futuro, farle diventare protagoniste di un riscatto collettivo di questa nazione.

Dobbiamo far capire ai giovani che i loro problemi, le difficoltà, la disoccupazione, la miseria, la precarietà, si superano solo organizzandosi lottando.

Non scappando. Se siamo veramente indipendentisti, se davvero vogliamo dare un futuro a questa nazione, è nostro dovere occuparci di questi problemi e risolverli.  Ma loro problemi devono essere i nostri problemi.
Perché non si può costruire una nuova nazione se le nuove generazioni non credono nel futuro

Pier Franco Devias

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