venerdì 28 ottobre 2016

Notizie: Arrivato dal Gambia, ha trovato un lavoro. Ora vuole portare qui la famiglia. - Alcoa, Vicino l’accordo col governo, l’impianto non sarà smantellato.- In 3 anni sbarcati in 16mila - Ma non c’è l’invasione migranti»


L'UNIONE SARDA.

LA STORIA. Arrivato dal Gambia, ha trovato un lavoro. Ora vuole portare qui la famiglia.

La vita - la seconda - di Mamadou Jallow, 31enne del Gambia, è iniziata nell'aprile del 2016. A Muravera. Fuggito nel 2014 dal suo Paese - allontanandosi con grande dolore dalla moglie e dai tre figli
- ha affidato la sorte a un barcone. Il destino lo ha portato prima in Sicilia, poi al Cara di Elmas, e ora a Muravera, “adottato” da Angelino Farci, imprenditore del Sarrabus, che gli ha prima offerto un posto di lavoro nel suo market a Costa Rei, poi in un'azienda agricola. «Il mio sogno? Portare qui la mia famiglia», dice Mamadou.

L'INCONTRO Farci ricorda bene la nascita di una grande amicizia. «L'ho incontrato», spiega l'imprenditore, «nelle vicinanze dell'ospedale San Giovanni di Dio, a Cagliari. Era uno dei tanti “parcheggiatori”. I ragazzi senegalesi mi hanno detto che era un forte giocatore di calcio. Aveva una tuta dell'Oristanese e ci ho creduto, invitandolo a pranzo. Poi ho ascoltato la sua storia e non ho avuto dubbi: gli ho voluto dare un'opportunità lavorativa. Lui l'ha sfruttata in pieno».

Mamadou è uno dei tanti richiedenti asilo politico. Fa parte di quell'esercito di migranti scappati dal proprio Paese soprattutto per
la povertà. Anche lui è un “migrante economico”. La sua domanda, in prima istanza, è stata respinta. Ha presentato ricorso ed è in attesa
della sentenza. «Anche se», aggiunge Farci, «il rischio di persecuzioni e ripercussioni fisiche sono spesso all'ordine del giorno
anche nel Gambia».

IL LAVORO Sei mesi fa il titolare del market di Costa Rei ha deciso di
offrirgli una grande possibilità: un lavoro stagionale. Mamadou è riuscito così a mettere qualche soldo da parte e spedirlo alla sua famiglia rimasta in Gambia. Fino al 14 ottobre ha avuto un'occupazione nel market. Poi ha cambiato mansione: è diventato custode di un'azienda agricola, sempre a Muravera. «Sta cercando di imparare l'italiano. Mamadou è una persona riservata e un gran lavoratore», spiega Farci.

IL FUTURO L'imprenditore e il 31enne migrante sono pronti ad affrontare le difficoltà che arriveranno. C'è la possibilità che la richiesta di protezione internazionale possa essere respinta definitivamente. Questo potrebbe essere un ostacolo al sogno di Mamadou: «Qui sto bene grazie all'ospitalità dei sardi. Spero di poter vivere qui, con un lavoro, e di farlo con mia moglie e i miei figli», fa sapere in un italiano stentato. Farci conclude: «Se avrà un lavoro sarà più semplice che possa restare qui. Perché non ho chiamato un
ragazzo sardo? In campagna non vogliono lavorare».

Matteo Vercelli


Alcoa, Vicino l’accordo col governo, l’impianto non sarà smantellato.

CAGLIARI È sempre più vicino l'accordo tra Governo e Alcoa sul passaggio delle trattative in capo a Invitalia, l'agenzia governativa che si occupa di sviluppo e investimenti e dunque lo «smantellamento del sito di Portovesme è scongiurato». Lo sostiene il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, che oggi in audio conferenza si è consultato con gli altri segretari generali del sindacato metalmeccanico, col ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, il viceministro Teresa Bellanova e l'ad di Invitalia Domenico Arcuri.

A breve, probabilmente entro l'anno, «l'esecutivo - spiega Palombella - firmerà un contratto preliminare con la multinazionale americana dell'acciaio. Il ministro ci ha assicurato che esiste il coinvolgimento di altri investitori interessati all'acquisizione dello stabilimento siderurgico che andrà bonificato, riattivato, adibito alla produzione». Dopo la firma con Alcoa, Invitalia procederà a una due diligence, la verifica dei dati di bilancio e patrimoniali da parte degli investitori che formalizzeranno l'interesse all'acquisizione. «Le cose procedono secondo il piano – dice Palombella – abbiamo avuto conferma dal governo».


La Nuova

In 3 anni sbarcati in 16mila - Ma non c’è l’invasione migranti»l’isola
di Umberto Aime

CAGLIARI Migranti e immigrati: attenzione, non sono sinonimi e neanche il risultato di chissà quale trucco enigmistico. I primi fuggono dalla guerra, dai massacri, dalle stragi religiose, per diventare ostaggio degli scafisti, mercanti maledetti, fino allo sbarco (se ci arrivano) sulle coste di una presunta "terra promessa". Gli immigrati sono tutt'altro: abitano e lavorano oltre i loro confini per scelta e fino a essere, spesso ma non sempre, nostri integrati vicini di casa. La differenza è netta, non capirla significa scatenare allarmismi, conflitti sociali e razzismo strisciante, insinuato soprattutto fra i giovani, come se non bastasse quello becero palese degli adulti.

La spiegazione era dovuta ed è da questa differenza sostanziale che ha preso spunto il dossier statistico "Immigrazione 2016". Curato a livello nazionale dal Centro studi Idos, in collaborazione col mensile Confronti e l'Ufficio contro le discriminazioni, il capitolo sulla Sardegna è invece frutto delle indagini del gruppo di ricerca "Relazioni industriali" che fa capo alla facoltà cagliaritana di Scienze politiche. Bene, in un caso e nell'altro, quando si parla di migranti o d'immigrati, numeri e tabelle confermano che non è «in atto alcuna invasione», però l'emergenza esiste, eccome, ma non siamo alla catastrofe.

L'isola è per tutti o quasi tutti gli stranieri più che altro "terra di transito" e patria momentanea. Certo, bisognerebbe fare di più per andare oltre, l’obiettivo finale dovrebbe essere l'integrazione ma questo passaggio decisivo è spesso stretto e difficile. Perché se vogliamo che migranti e immigrati diventino finalmente una risorsa economica e sociale e lo possono essere, c'è ancora un enorme lavoro da fare sulle coscienze indigene e forestiere.

È arrivato il momento di provarci. Migranti. Nel dossier presentato dalla ricercatrice Tiziana Putzolu e ribadito dal riepilogo regionale
della Prefettura di Cagliari, gli sbarchi sono stati 16mila negli ultimi tre anni, con un aumento considerevole dal 2014. Ma in appena 1.215 sono arrivati da soli sui barchini e gommoni, la Sardegna non è Lampedusa. Tutti gli altri sono stati salvati in mare dalle navi umanitarie che pattugliano un cimitero chiamato Mediterraneo. Con in più questa seconda verità: superata la fase della prima accoglienza, in cui la Sardegna si è dimostrata molto più preparata di altre regioni, il problema è in quello che accade qualche mese dopo.

I migranti e tra l’altro è sempre più alto il numero dei minori non accompagnati, un dramma nel dramma, sono scaricati sulle spalle diComuni e comunità che non sono stati preparati ad accoglierli. «Le
imposizioni non vanno bene – ha detto il presidente dell’Anci Pier Sandro Scano – la strategia vincente dev’essere quella del coinvolgimento». L’appello è stato lanciato.

Immigrati. Nel 2015, è scritto nel dossier, i residenti stranieri in Sardegna sono aumentati di 2.346 unità e ora in totale sono 47.425, il 2,9 per cento della popolazione. La media nazionale è molto più alta, 8,3, ecco perché anche in questo caso è un errore gridare all’invasione. Che non è neanche religiosa: la maggior parte dei «nuovi italiani» è di fede cristiana, i musulmani sono solo tre su dieci. Oltre il 50 per cento dei nuovi iscritti all’anagrafe sarda arriva dall’Europa, con la Romania al primo posto (28,6). Al secondo la comunità marocchina, sotto il 10, terzi i senegalesi, 8,9, quarti i cinesi, 6,8, e in aumento.
Gli stranieri residenti si sono insediati soprattutto nei Comuni costieri, con la provincia di Olbia-Tempio che registra la concentrazione più alta: 11.626, il 7,4 per cento della popolazione. Snobbate le zone interne, a cominciare dall’Ogliastra, con appena 919 stranieri residenti, mentre è proprio lì che potrebbero dare un contributo contro lo spopolamento. I lavoratori forestieri sono poco
più di 25mila e in gran parte impegnati nel settore servizi, 63,8 per
cento, e appena il 9,9 in agricoltura.

Dipendenti, ma anche
imprenditori: il numero delle loro aziende ha superato la soglia delle diecimila. Ed è gente che non si dimentica delle origini, come facevano negli anni Cinquanta i nostri emigrati: le loro rimesse ammontano a 62mila euro l’anno. Ci sarebbero molti altri numeri, ma bastano questi per dire: la discriminazione è una follia e i muri anche.

Nel nostro Paese aprono aziende, lavorano come badanti, comprano casa. Chi sono e cosa fanno i cinque milioni di immigrati che vivono nel nostro Paese Italiani emigrati all’estero più degli stranieri residenti di Tecla Biancolatte wROMA Per la prima volta dopo tanti anni, il numero degli italiani emigrati all'estero supera quello degli
immigrati residenti nel nostro Paese. I primi sono 5 milioni e 200.000, i secondi 5 milioni.

Il sorpasso lo racconta il Dossier statistico immigrazione del Centro studi Idos presentato a Roma, al teatro Don Orione. Ogni minuto nel mondo - si legge nello studio – 24 persone sono costrette a lasciare la propria terra, per sfuggire a guerre, persecuzioni, disastri naturali, povertà. In tutto si contano 1 milione e 150 mila stranieri diventati negli anni italiani. Un salto nel futuro: si stima che nel 2050 il numero salirà a 6 milioni. In un paese come il nostro dove nel 2015 si contano più morti che nascite, sono gli immigrati a dare nuova linfa alla demografia con 72.000 nuovi nati. Da dove vengono e dove risiedono. Gli immigrati provengono in maggioranza da Romania (22,9%), Albania (9,3%), Marocco (8,7%), Cina (5,4%), Ucraina (4,6%). La prima regione per numero di stranieri residenti è la Lombardia, la seconda il Lazio, mentre la prima provincia è Roma. Se si tiene conto però dell'incidenza sulla popolazione la classifica cambia: prima regione è l'Emilia Romagna (12%) e la prima provincia è Bologna, seguita da Modena e Reggio Emilia. Istruzione. Gli immigrati sono meno istruiti degli italiani?

No. Hanno lo stesso livello di istruzione superiore, anzi leggermente
più alto: i diplomati e laureati tra gli stranieri sono al 35,3% e 9,1% mentre tra gli italiani sono al 32,1% e 11,8%. L'Italia però non li valorizza, e quattro su dieci svolgono mansioni che non sfruttano assolutamente la loro preparazione. Abitazioni. Sempre più cittadini
di origine straniera mettono radici e acquistano casa. Dal 2008-2015, nonostante la crisi, gli immigrati sono stati protagonisti di 446.000 compravendite.

Di che alloggi si tratta? Appartamenti non molto ampi (90 mq), non di nuova costruzione o di elevata qualità, in zone urbane periferiche o comunque non centrali (37% dei casi) o in piccoli comuni della provincia (quasi il 50%). Mutui. Per comprare una casa, i cittadini di origine straniera si sono rivolti alla banche. Nel 2015 il 13,6% dei mutui ha riguardato immigrati. A chiederne uno sono stati soprattutto romeni e albanesi, in particolare quelli residenti nel Nord. Lavoro.

Gli stranieri occupati nel nostro Paese sono 2.359.000, quasi il 3 per cento in più rispetto al 2014. La loro incidenza sul mercato del lavoro è del 10,5, mentre la media Ue si ferma a 7,3. Molti diventano imprenditori: sono 550.000 le attività registrate nel 2015, il 5 per cento in più rispetto a 12 mesi prima. A fronte di un buon livello di istruzione, solo il 6 per cento degli immigrati occupati svolge una professione qualificata e, in media, lo stipendio è più basso del 28% rispetto a quello degli italiani, divario che si amplifica fra le donne.

Gli occupati stranieri per il 30% sono operai, ed è immigrato un terzo di chi lavora in agricoltura. Cinque donne immigrate su dieci sono occupate nel lavoro domestico, otto su dieci nel caso delle ucraine. Stranieri il 76% di badanti e colf. Rimesse. Nel 2015 gli stranieri hanno mandato a casa 5,3 miliardi, una bella boccata di ossigeno per i Paesi di origine. Per queste transazioni, usano poco le banche preferendo i servizi di money transfer. Bilancio costi benefici. I dati parlano chiaro, il nostro Paese nel 2015 con gli immigrati ha guadagnato 2,2 miliardi.

I conti sono presto fatti: gli stranieri hanno portato alle nostre casse 16,9 miliardi, mentre lo Stato per loro ne ha spesi 14,7. Criminalità. Dal dossier dell'Idos emerge anche una mappa dei reati. Se furti e ricettazione prevalgono tra gli immigrati, truffe e frodi informatiche sono invece specialità italiane. Il 31,4% dei denunciati ha un passaporto straniero: tanti, ma dieci anni fa erano di più. E a delinquere sono soprattutto gli irregolari.

Si legge nello studio: «Tra il 2004 e il 2014 (l’ultimo anno per cui si dispone di dati definitivi), le denunce sono aumentate del 40,0% per gli italiani (da 480.371 a 672.876), nonostante essi siano diminuiti (da 56.060.218 a 55.781.175). Per gli stranieri, invece, le denunce sono aumentate in misura più contenuta (34,3%), anche se essi nel frattempo sono più che raddoppiati».

Federico Marini

skype: federico1970ca

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